La visita proctologica
- by Varriale Prof. Massimiliano
- 18 mar 2022
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La visita proctologica incute un certo timore e preoccupazione nel paziente in generale: non soltanto per il particolare tipo di visita ma anche per ciò che concerne l’esposizione dei sintomi e, ultimo ma non ultimo, il genere del medico che svolgerà la visita.
Anche per questo in genere la visita proctologica avviene con ritardo rispetto ai sintomi accusati; l’esperienza clinica, infatti, dimostra che il paziente in genere tende a minimizzare la sintomatologia, prendendo in considerazione il sanguinamento ed il dolore anale. In questi casi, facile che il paziente proctologico consulti un parente o una persona cara per chiedere consigli, o meglio rimedi, che possano alleviare i fastidi accusati nel tentativo di risolvere in modo autonomo senza altro fare. Così avviene che terapie inopportune o inefficaci, spesso inutili, peggiorano i sintomi o li rendono cronici tanto da complicare il percorso di guarigione.
Mettere a proprio agio il paziente: questa è la vera essenza della visita proctologica.
Il colloquio, durante la visita, è volto alla conoscenza del paziente proprio da un punto di vista di raccolta dati clinici che aiutano a fare diagnosi, non certamente ad indagare sulla vita privata del paziente. La comunicazione, pertanto, è lo strumento indispensabile per facilitare la reciproca conoscenza tra paziente e medico, permettendo a quest’ultimo di comprendere nel migliore dei modi le problematiche che affliggono il paziente e rendendogli più semplice la spiegazione dei sintomi e, dunque, la diagnosi.
Il colloquio tra medico e paziente proctologico, detta anamnesi, oltre a focalizzare i sintomi accusati, spazia anche nelle abitudini alimentari, sociali e professionali nel paziente: mangiare spesso fuori casa e con cibo veloce, impiegare il tempo di pausa nutrizionale con altre attività, che sia lavoro e tempo libero, turnazioni lavorative, sedentarietà, abitudini personali e di relazione.
La società moderna ha registrato, ad esempio, un forte incremento delle malattie sessualmente trasmesse che possono manifestarsi anche con sintomi blandi: minimo sanguinamento anale, un blando bruciore anale, prurito anale ed ano umido che presi singolarmente danno luogo al disconfort anale senza tuttavia destare preoccupazione. L’indagine sulla sfera sessuale non è pertanto un atto di curiosità e di giudizio ma è un atto medico necessario da parte del proctologo per ricevere quante e più possibili fonti di informazione utili alla conoscenza del paziente.
Le abitudini alimentari giocano un ruolo determinante per la formulazione di una corretta diagnosi: lo stress della vita quotidiana, la globalizzazione dei mercati alimentari, la scarsa igiene alimentare, intesa come corretta postura alla tavola, la corretta masticazione, il dedicare l’attenzione a ciò che si sta mangiando non condividendolo con uso di telefonini o computer o altro che distragga, portano a non avere una corretta armonia tra cibo ed attività digestiva dando luogo quindi a malfunzionamenti digestivi, di cui il colon irritabile ne è l’esempio massimo, con alterazione dell’alvo e della corretta qualità delle feci e con l’insorgenza poi dei sintomi proctologici più frequenti quali sanguinamento e dolore anale.
L’esame obbiettivo è la seconda parte della visita. Si spiega al paziente come avviene: in particolare la postura, generalmente sul fianco sinistro con gli arti inferiori raccolti al tronco (meglio conosciuta come posizione fetale), oppure in posizione ginecologica se coesistono altre patologie del compartimento pelvico, soprattutto nella donna.
L’ispezione della regione perianale consente di apprezzare la cute posta intorno all’ano e lo stato di corretto posizionamento degli organi pelvici: in particolare se si invita il paziente a spingere, è possibile valutare eventuali discese del perineo associate ad eventuali discese della vescica, visibile attraverso la vagina, del tessuto emorroidario e/o rettale, come nei prolassi rettali, e il malfunzionamento dello sfintere inteso come dissinergia.
La digitazione preceduta da lubrificazione ed in collaborazione del paziente avviene in modo delicato e permette di valutare quelle patologie, quali la patologia emorroidaria, la ragade anale, le fistole e i polipi, che in accordo all’anamnesi permettono di formulare correttamente la diagnosi e dunque il percorso diagnostico terapeutico.
Durante la visita proctologica, infine, il proctologo può avvalersi della rettoscopia, un esame che permette la visualizzazione diretta dell’ano e del retto mediante introduzione cauta e lubrificata di una piccola sonda; l’ecografia endoanale è l’altra metodica diagnostica proctologica che permette di studiare in modo non invasivo il complesso retto anale e sfinteriale, necessario per la comprensione di alcune patologie quali, soprattutto, le fistole e gli ascessi anali.