Proctologia.biz Rss https://www.proctologia.biz/ Proctologia.biz è il dominio da sempre associato al lavoro di equipe del Dottor Massimiliano Varriale, Proctologo a Roma, e del Dottor Fabio Raponi, Medico specializzato in Anestesia e Rianimazione. it-it Fri, 19 Apr 2024 17:21:16 +0000 Fri, 10 Oct 2014 00:00:00 +0000 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss Vida Feed 2.0 info@proctologia.biz (Massimiliano Varriale proctologo a Roma) info@proctologia.biz (Massimiliano Varriale) Archivio https://www.proctologia.biz/vida/foto/sfondo.jpg Proctologia.biz Rss https://www.proctologia.biz/ Ernia Inguinale https://www.proctologia.biz/post/138/ernia-inguinale

L'ernia inguinale è una condizione in cui il tessuto, solitamente parte dell'intestino, sporge attraverso una debolezza o un foro nella parete muscolare dell'inguine. Questa è una delle forme più comuni di ernia e colpisce prevalentemente gli uomini. Comprenderne i sintomi, le cause e le opzioni di trattamento è fondamentale per gestire questa condizione in modo efficace. I sintomi dell'ernia inguinale possono variare da persona a persona e includono:

  • Protuberanza: La caratteristica più evidente è una protuberanza o una massa nella zona dell'inguine. Questa protuberanza può essere più evidente durante l'attività fisica o quando si tossisce.
  • Dolore: Molte persone con ernia inguinale possono sperimentare dolore o disagio nell'area dell'inguine, specialmente durante l'attività fisica o quando si solleva peso.
  • Sensazione di Pesantezza: Alcune persone descrivono una sensazione di pesantezza o pressione nell'area dell'inguine.
  • Dolore durante l'attività fisica: Il dolore può aumentare durante l'attività fisica o durante movimenti che coinvolgono l'addome, come tossire, starnutire o sollevare oggetti pesanti.

Le cause esatte dell'ernia inguinale non sono sempre chiare, ma alcuni fattori di rischio possono aumentare la probabilità di sviluppare questa condizione, tra cui:

  • Debolezza Muscolare: La parete muscolare dell'inguine può indebolirsi con l'età o a causa di determinati fattori come l'obesità, la gravidanza o il fumo.
  • Sforzo: Attività che comportano un'eccessiva pressione o sforzo sull'addome, come sollevare pesi pesanti o tossire cronica, possono aumentare il rischio di ernia inguinale.
  • Fattori Genetici: Alcune persone possono avere una predisposizione genetica a sviluppare ernie inguinali.

Il trattamento dell'ernia inguinale può variare a seconda della gravità dei sintomi e della preferenza del paziente. Le opzioni di trattamento includono:

  • Osservazione: Se l'ernia è piccola e non causa sintomi significativi, il medico può consigliare di monitorarla attentamente e adottare misure per ridurre il rischio di complicanze.
  • Indossare un supporto: Per alcune persone, l'uso di un supporto o di una fascia inguinale può aiutare a ridurre il disagio e il rischio di complicanze legate all'ernia.
  • Chirurgia: Se l'ernia è grande, dolorosa o aumenta di dimensioni, la chirurgia può essere necessaria per ripararla. Durante l'intervento chirurgico, il chirurgo riposiziona il tessuto protruso e rafforza la parete muscolare o tessuto connettivo con sutura o reti sintetiche.

Esistono diversi tipi di interventi chirurgici utilizzati per trattare l'ernia inguinale, ognuno con vantaggi e considerazioni specifiche. I due approcci principali sono la riparazione aperta e la riparazione laparoscopica. Ecco una panoramica di entrambi:

Riparazione Aperta:

Nella riparazione aperta dell'ernia inguinale, il chirurgo effettua un'incisione direttamente sopra l'ernia nell'area dell'inguine. Successivamente, il tessuto protruso viene riposizionato nell'addome e la parete muscolare viene rinforzata. Questo può essere fatto in due modi principali:

  1. Riparazione con sutura: Il chirurgo può utilizzare punti di sutura per chiudere il difetto nella parete muscolare.
  2. Riparazione con rete: Spesso viene inserita una rete sintetica, chiamata anche rete o maglia, per rinforzare la parete muscolare e ridurre il rischio di recidiva. La rete può essere posizionata sopra o sotto il muscolo, a seconda delle preferenze chirurgiche.

Riparazione Laparoscopica:

Nella riparazione laparoscopica, il chirurgo effettua diverse piccole incisioni nell'addome e inserisce un laparoscopio, un tubo sottile con una telecamera e strumenti chirurgici attaccati. Utilizzando le immagini visualizzate sul monitor, il chirurgo ripara l'ernia con la guida dei dispositivi laparoscopici. Questo metodo può offrire alcuni vantaggi rispetto alla riparazione aperta, tra cui una guarigione più rapida, meno dolore post-operatorio e cicatrici più piccole. Anche in questo caso, la rete sintetica può essere utilizzata per rinforzare la parete muscolare.

  • La scelta tra riparazione aperta e laparoscopica dipende dalla gravità dell'ernia, dalle preferenze del chirurgo e dallo stato di salute del paziente.
  • La riparazione laparoscopica può essere più appropriata per pazienti giovani e attivi che desiderano un recupero più rapido e meno dolore post-operatorio.
  • La riparazione aperta può essere preferita per ernie di grandi dimensioni o complicate, dove è necessario un maggior accesso alla zona interessata.

In entrambi i casi, è importante seguire le istruzioni del chirurgo e del personale medico per garantire una ripresa senza complicazioni e una ridotta probabilità di recidiva erniaria.

L'ernia inguinale è una condizione comune che può causare disagio e compromettere la qualità della vita. È importante consultare un medico se si sospetta di avere un'ernia inguinale o se si manifestano sintomi come una protuberanza nell'area dell'inguine o dolore durante l'attività fisica. Con una diagnosi precoce e un trattamento adeguato, molte persone possono gestire con successo l'ernia inguinale e prevenire complicazioni future.

Prof. Massimiliano Varriale

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Fri, 19 Apr 2024 17:21:16 +0000 https://www.proctologia.biz/post/138/ernia-inguinale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Come l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’assistenza sanitaria https://www.proctologia.biz/post/137/come-l’intelligenza-artificiale-sta-rivoluzionando-l’assistenza-sanitaria

Negli ultimi anni l’IA, intelligenza artificiale, ha conquistato sempre più spazio nel settore della sanità, rivoluzionando il modo in cui vengono forniti i servizi medici. Uno dei campi più promettenti in cui l’IA sta facendo grandi passi è quello della telemedicina

Questa combinazione di tecnologie digitali ed intelligenza artificiale sta aprendo nuove possibilità per migliorare l’accesso IA servizi sanitari ed ottimizzare diagnosi e trattamento dei pazienti. 

Uno dei principali vantaggi dell’IA nella telemedicina è la capacità di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale. Ciò consente ai medici di effettuare diagnosi più rapide e precise, soprattutto quando si tratta di immagini mediche come radiografie, tomografie computerizzate (TC) e risonanze magnetiche (RM). Gli algoritmi dell’IA possono individuare segni di patologie anche più piccole e meno evidenti agli occhi umani, consentendo interventi precoci e migliorando le probabilità di guarigione.

Con l’IA è possibile monitorare costantemente lo stato di salute dei pazienti anche a distanza. Dispositivi come smartwatch e sensori indossabili possono raccogliere dati vitali come la frequenza cardiaca, pressione sanguigna, etc… trasmettendoli in tempo reale ai medici. Gli algoritmi di IA possono analizzare questi dati e rilevare eventuali anomalie consentendo un intervento tempestivo prima che si verifichino complicazioni.

La telemedicina, inoltre, genera enormi quantità di dati sanitari che devono essere organizzati ed analizzati in modo efficiente per garantire un’assistenza ottimale ai pazienti. L’IA può svolgere un ruolo fondamentale nella gestione di questi dati consentendo ai medici di accedere rapidamente alle informazioni pertinenti e di prendere decisioni informate. Gli algoritmi IA possono anche aiutare ad indentificare tendenze e modelli nei dati, contribuendo alla ricerca medica e alla formulazione di nuove terapie.

Ogni paziente è unico e l’IA può aiutare a personalizzare i trattamenti in base alle esigenze specifiche di ciascun individuo. Analizzando i dati genetici, storici e clinici dei pazienti gli algoritmi di IA possono suggerire terapie personalizzate che massimizzano l’efficacia del trattamento e riducono al minimo gli effetti collaterali. Questo approccio su misura promuove una medicina più precisa e mirata, migliorando i risultati clinici complessivi. 

L’intelligenza artificiale sta trasformando la telemedicina in modo significativo, offrendo nuove opportunità per migliorare l’assistenza sanitaria in tutto il mondo. Mentre continuiamo ad esplorare le potenzialità di queste tecnologie è importante garantire che venga utilizzata in modo responsabile ed etico sempre con l’obiettivo di migliorare la vita dei pazienti e rendere l’assistenza più accessibile ed efficace per tutti. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 4 Mar 2024 19:01:15 +0000 https://www.proctologia.biz/post/137/come-l’intelligenza-artificiale-sta-rivoluzionando-l’assistenza-sanitaria info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Polipi intestinali https://www.proctologia.biz/post/136/polipi-intestinali

Gli adenomi sono polipi intestinali comuni. Sono escrescenze di tessuto nella mucosa del colon o del retto. Mentre la maggior parte dei polipi sono benigni, alcuni possono evolvere in tumori maligni se non trattati.

La loro formazione è spesso legata a fattori genetici, età avanzata e stili di vita. I sintomi possono essere assenti o comprendere sanguinamento rettale, cambiamenti nelle abitudini intestinali o anemia. 

La diagnosi avviene spesso attraverso la colonscopia. La prevenzione è cruciale e può includere uno stile di vita sano, regolare screening e, in alcuni casi, interventi medici. Trattamenti come la rimozione endoscopica possono ridurre il rischio di progressione verso il cancro.

La consapevolezza sui polipi intestinali è essenziale per la prevenzione del cancro colorettale, sottolineando l'importanza della diagnosi precoce e di stili di vita salutari. A vederli, tramite colonscopia, sono come dei cuscinetti che si formano a partire dal rivestimento interno dell'intestino: indolori (spesso) e di natura benigna (sempre). Ma non per questo i polipi intestinali possono essere trascurati. Se non rimossi, la quasi totalità nel tempo evolve infatti un tumore del colon-retto: in nove casi su dieci. 

Il trattamento dei polipi intestinali dipende dal tipo di polipo e dalla sua dimensione. In molti casi, i polipi possono essere rimossi durante una colonscopia, un procedimento in cui un tubo flessibile con una telecamera viene inserito nel colon per individuare e rimuovere i polipi. Questa procedura può essere sia diagnostica che terapeutica.

Se un polipo fosse troppo grande o non potesse essere rimosso tramite colonscopia, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico. La chirurgia è spesso riservata per polipi di dimensioni considerevoli o per quelli che mostrano segni di malignità.

È importante sottolineare che la rimozione dei polipi è essenziale per prevenire il loro potenziale sviluppo in tumori maligni. Inoltre, la regolarità nei controlli e nelle colonscopie di screening è fondamentale per monitorare e prevenire la formazione di nuovi polipi.

In alcuni casi, possono essere prescritti farmaci per ridurre il rischio di formazione di nuovi polipi, ma la gestione e il trattamento specifico dipendono dalle caratteristiche individuali del paziente e del polipo.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 26 Feb 2024 16:45:11 +0000 https://www.proctologia.biz/post/136/polipi-intestinali info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Disbiosi Intestinale https://www.proctologia.biz/post/135/disbiosi-intestinale

La disbiosi intestinale è una condizione di squilibrio nella composizione e nella funzione del microbiota, vale a dire della “flora batterica”, quell’insieme di microrganismi che vivono all’interno del nostro intestino. Questi microrganismi sono batteri, virus e funghi presenti nella nostra mucosa intestinale: molti di questi microrganismi svolgono funzioni benefiche aiutandoci nella difesa dalle infezioni di microbi dannosi, contribuendo alla sintesi di sostanze utili e alla produzione di nuove molecole per il nostro organismo. Ogni individuo possiede il proprio microbiota e il numero di geni totale che lo compongono è cento volte superiore a quello del genoma umano. L’equilibrio del microbiota è essenziale per gestire il benessere del nostro organismo, soprattutto nelle seguenti condizioni:

  • Disturbi digestivi / intestinali
  • Sovrappeso / controllo del senso di fame e sazietà
  • Gravidanza / allattamento
  • Menopausa / osteoporosi
  • Produzione di energia / sviluppo del muscolo
  • Disturbi della pelle
  • Ansia, stress, insonnia

La disbiosi può essere causata da una crescita eccessiva di batteri “cattivi” all’interno dell’intestino, che ne provocano l’irritazione e può avere ripercussioni sul nostro benessere quotidiano.

Le cause che possono dare origine alla disbiosi sono molte, tra le più comuni e generiche abbiamo la cattiva alimentazione, stress psico-fisico, abuso di farmaci (antibiotici e anti-secretori) ed età, oltre a condizioni patologiche specifiche del tratto gastro – intestinale, malattie infiammatorie croniche, obesità, tumori e colite.

La disbiosi si manifesta principalmente con dolore addominale, gonfiore, meteorismo, flatulenza, diarrea o stitichezza. L’irritazione causata dalla disbiosi, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, ossia a quelle non direttamente legate a un uno specifico alimento. A causare ciò sono i villi intestinali che, infiammati, non riescono più ad assorbire tutte le sostanze che ingeriamo. Per intervenire su questo tipo di intolleranze è necessario trattare l’infiammazione causata dalla disbiosi.

Per diagnosticare la disbiosi, e quindi poter intervenire con una cura specifica, vi sono test di laboratorio che si basano sull’analisi dei ceppi di batteri che sono presenti nelle feci. 

Per curare e/o prevenire la disbiosi bisogna per prima cosa agire seguendo una corretta alimentazione, povera di zuccheri e grassi e ricca di fibre, vitamine (come la vitamina D) e polifenoli.
Oltre alla dieta, nella rimodulazione del microbiota intestinale un ruolo cruciale è svolto da un sano stile di vita: regolare attività fisica, gestione dello stress, giusto tempo dedicato al sonno ed evitare fumo e l’alcool. È possibile anche riequilibrare il microbiota intestinale attraverso l’assunzione di probiotici, cioè batteri benefici come i Lattobacilli e i Bifidobatteri.

 

Alcuni studi hanno dimostrato che una condizione di disbiosi, con proliferazione di specie batteriche patogene, come quelle responsabili della vaginosi batterica (es. Gardenella V.), potrebbe favorire il ciclo di replicazione virale, la persistenza dell'infezione da HPV e la trasformazione neoplastica.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 12 Feb 2024 16:40:01 +0000 https://www.proctologia.biz/post/135/disbiosi-intestinale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Malattie infiammatorie intestinali e cellule staminali https://www.proctologia.biz/post/132/malattie-infiammatorie-intestinali-e-cellule-staminali

L'innesto di cellule staminali prelevate da tessuto adiposo autologo ha dimostrato di rappresentare un contributo significativo nel trattamento di alcune delle complicanze correlate alle malattie croniche intestinali. A spiegare modalità d'esecuzione, vantaggi e prospettive future di questa tecnica chirurgica mininvasiva è Massimiliano Varriale, proctologo dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, che con il suo team è impiegato da anni nella ricerca e nello studio di questo trattamento.

 

Varriale, proctologo: staminali possono evitare confezionamento di stomie

Le cellule staminali sono cellule specializzate nel corpo umano che hanno la capacità unica di trasformarsi in diversi tipi di cellule specializzate. Possono auto-rinnovarsi attraverso la divisione cellulare e sono fondamentali per la crescita, la riparazione e il mantenimento dei tessuti nel corpo.

Le cellule staminali mesenchimali sono un tipo di cellule staminali adulte che possono differenziarsi in una varietà di tipi di cellule, tra cui cellule ossee, cartilagine, adipose ed altre. Sono presenti in vari tessuti del corpo, tra cui il midollo osseo, il tessuto adiposo ed il tessuto connettivo. Le cellule staminali mesenchimali hanno dimostrato potenziale terapeutico in diversi settori, compresa la medicina rigenerativa, dove possono essere utilizzate per promuovere la rigenerazione dei tessuti danneggiati e per modulare la risposta infiammatoria. Sono, attualmente, oggetto di ricerca clinica.

Le malattie infiammatorie intestinali (come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa) fanno parte delle patologie croniche intestinali. Possono causare sintomi come dolore addominale, diarrea, stipsi, gonfiore e sanguinamento e richiedono spesso un trattamento a lungo termine per gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita.

 

Le fistole sono una complicanza comune della malattia di Crohn

Nella malattia di Crohn, l’infiammazione può causare danni al rivestimento intestinale e portare alla formazione di fistole che connettono l’intestino con altre strutture, come altre parti dell’intestino, la pelle o altri organi. Queste fistole possono causare sintomi come dolore addominale, secrezioni anormali e infezioni ricorrenti. Il trattamento delle fistole nella malattia di Crohn può variare da farmaci per ridurre l’infiammazione a interventi chirurgici per chiudere le fistole e riparare i danni intestinali.

Perché parliamo di malattie infiammatorie intestinali e cellule staminali? Le cellule staminali sono oggetto di ricerca proprio per il trattamento delle fistole; comprese quelle associate alle malattie infiammatorie intestinali. Il trapianto delle cellule staminali mesenchimali può essere considerato un nuovo approccio per la cura di queste malattie.

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Articolo completo su nurse24.it

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Fri, 9 Feb 2024 17:57:13 +0000 https://www.proctologia.biz/post/132/malattie-infiammatorie-intestinali-e-cellule-staminali info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Incontinenza https://www.proctologia.biz/post/134/incontinenza

L'incontinenza è un problema medico che riguarda la perdita involontaria di urina o feci. Le sue origini possono variare in base al tipo di incontinenza.

Le cause dell'incontinenza fecale possono essere diverse e coinvolgere vari fattori. Alcuni dei principali includono:

  • Danni ai muscoli del pavimento pelvico: Traumi durante il parto, interventi chirurgici pelvici o lesioni possono indebolire i muscoli che supportano l'ano, causando perdite fecali.
  • Danni ai nervi: Problemi con i nervi che controllano l'ano e il retto, come lesioni spinali, sclerosi multipla o neuropatie diabetiche, possono portare all'incontinenza fecale.
  • Disturbi intestinali: Condizioni come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), la malattia di Crohn o la colite ulcerosa possono causare diarrea frequente, contribuendo all'incontinenza fecale.
  • Problemi anatomici: Anomalie nella struttura dell'ano o del retto possono influire sulla capacità di trattenere le feci.
  • Chirurgia pelvica: Interventi chirurgici alla prostata, all'utero o all'intestino possono danneggiare i muscoli o i nervi coinvolti nel controllo delle feci.
  • Invecchiamento: Con l'età, i muscoli del pavimento pelvico tendono a indebolirsi, aumentando il rischio di incontinenza fecale.
  • Malattie neurologiche: Condizioni come il morbo di Parkinson o la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) possono influenzare il controllo muscolare e nervoso.

È importante sottolineare che l'incontinenza fecale può essere causata da una combinazione di questi fattori, e la sua gestione richiede una valutazione approfondita da parte di professionisti medici specializzati. Un approccio di cura completo considererà la causa sottostante e pianificherà il trattamento di conseguenza.

Il trattamento dipende dal tipo di incontinenza, dalla causa sottostante e dalla gravità del problema. Alcuni approcci comuni includono:

  • Modifiche della dieta:Aumentare l'apporto di fibre può migliorare la consistenza delle feci, mentre l'evitare cibi irritanti può contribuire a ridurre l'irritazione dell'ano. Mantenere una dieta equilibrata e idratarsi adeguatamente sono essenziali.
  • Farmaci: Alcuni farmaci possono essere prescritti per regolare il movimento intestinale o ridurre la diarrea. Il loro utilizzo è basato sulla valutazione del medico.
  • Esercizi del pavimento pelvico: Simili a quelli raccomandati per l'incontinenza urinaria, gli esercizi di Kegel possono rafforzare i muscoli del pavimento pelvico e migliorare il controllo.
  • Terapia comportamentale: L'addestramento al controllo intestinale, che coinvolge l'identificazione e la gestione dei segnali del corpo, può essere utile.
  • Dispositivi medici: In alcuni casi, l'utilizzo di tamponi anali o dispositivi rettali può aiutare a contenere le feci.
  • Chirurgia: Nei casi più gravi o quando altri trattamenti non hanno successo, l'intervento chirurgico potrebbe essere considerato per correggere anomalie anatomiche o per migliorare la funzione anale.

È importante consultare un professionista della salute per una valutazione accurata e un piano di trattamento personalizzato. Inoltre, molte persone affette da incontinenza possono beneficiare di dispositivi medici come assorbenti, pannoloni o cateteri. La gestione dell'incontinenza richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga medici, fisioterapisti e altri professionisti della salute.
La consapevolezza e la comprensione dell'incontinenza sono fondamentali per ridurre lo stigma associato e migliorare la qualità della vita delle persone affette. La ricerca continua su terapie innovative e interventi mirati contribuisce a offrire opzioni più efficaci per chi vive con questa condizione.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 29 Jan 2024 16:22:06 +0000 https://www.proctologia.biz/post/134/incontinenza info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Incontinenza Fecale e salute intestinale https://www.proctologia.biz/post/129/incontinenza-fecale-e-salute-intestinale

L'incontinenza fecale è una condizione spesso sottovalutata, ma che può avere un impatto significativo sulla qualità di vita delle persone. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è un problema limitato agli anziani; può colpire individui di tutte le età e ha cause e soluzioni diverse. Esploriamo più da vicino questa condizione e come affrontarla.

L'incontinenza fecale si manifesta quando la persona perde il controllo delle proprie funzioni intestinali, portando a perdite involontarie di feci. Le cause possono variare notevolmente, spaziando da problemi muscolari del pavimento pelvico a disturbi intestinali cronici come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) o malattie più gravi come il morbo di Crohn.
Questa condizione può avere un impatto psicologico significativo, generando ansia, depressione e riduzione dell'autostima. La paura costante di perdite imbarazzanti può portare a ritiro sociale e isolamento. È cruciale comprendere che l'incontinenza fecale non è solo un problema fisico, ma coinvolge anche aspetti emotivi e sociali.

Il trattamento dell'incontinenza fecale può variare in base alla causa sottostante. Gli esercizi del pavimento pelvico, simili a quelli raccomandati per l'incontinenza urinaria, possono rivelarsi utili. Terapie comportamentali, modifiche della dieta e farmaci possono essere prescritti in base alla situazione specifica. In casi più gravi, l'intervento chirurgico potrebbe essere considerato.
La gestione quotidiana è fondamentale per chi vive con l'incontinenza fecale. 

Riconoscere e affrontare l'incontinenza fecale richiede un approccio olistico. Il supporto psicologico può essere essenziale per gestire lo stress emotivo associato. Inoltre, la partecipazione a gruppi di supporto può fornire una piattaforma per scambiare esperienze, consigli e strategie pratiche con chi affronta situazioni simili.

La ricerca continua nel campo della medicina sta contribuendo a sviluppare nuove terapie e opzioni di trattamento per l'incontinenza fecale. Mantenersi informati su questi sviluppi può essere importante per coloro che cercano soluzioni più avanzate.

 

Le tecniche avanzate per gestire l'incontinenza fecale spaziano da interventi medici a strategie di riabilitazione. È importante notare che la scelta delle tecniche dipende dalla causa specifica dell'incontinenza e dalla gravità del problema. Ecco alcune delle opzioni avanzate disponibili:

Biofeedback del Pavimento Pelvico: Questa tecnica coinvolge l'uso di sensori elettromiografici per monitorare l'attività muscolare del pavimento pelvico. Attraverso un feedback visivo o uditivo, i pazienti imparano a riconoscere e a potenziare i muscoli coinvolti nel controllo dell'intestino, migliorando così la loro funzionalità.

Stimolazione del Nervo Sacrale (SNS): L'SNS è una procedura chirurgica in cui un piccolo dispositivo viene impiantato vicino ai nervi sacrali, responsabili del controllo degli sfinteri intestinali. Questo dispositivo invia impulsi elettrici per stimolare i nervi e migliorare la funzione del pavimento pelvico.

Iniezioni di Botox: Il botulino, comunemente noto come Botox, può essere iniettato direttamente nei muscoli del pavimento pelvico per rilassarli temporaneamente. Questo può essere utile nel trattamento di spasmi muscolari e migliorare il controllo fecale.

Chirurgia Ricostruttiva: In casi gravi, la chirurgia ricostruttiva può essere considerata. Questa opzione coinvolge la riparazione o la ricostruzione del pavimento pelvico per ripristinare la sua funzionalità. Tuttavia, la chirurgia è generalmente riservata a situazioni in cui altre opzioni sono inefficaci.

Terapia Magnetica Transcranica (TMS): La TMS è una tecnica non invasiva che coinvolge l'applicazione di campi magnetici al cervello. Questa tecnologia è ancora in fase di studio per il trattamento dell'incontinenza fecale, ma le prime ricerche indicano un potenziale beneficio nella modulazione delle funzioni neurologiche coinvolte nel controllo intestinale.

Terapia con Laser: Alcuni studi suggeriscono che la terapia laser può essere utilizzata per rafforzare i tessuti del pavimento pelvico. Questa tecnica è in fase di esplorazione, ma i risultati preliminari indicano miglioramenti nella funzione muscolare e nella continenza.

 

Prima di intraprendere qualsiasi trattamento avanzato, è essenziale una valutazione completa da parte di professionisti della salute specializzati. La scelta della tecnica dovrebbe essere basata sulla causa sottostante dell'incontinenza e sulla risposta individuale del paziente. L'approccio multidisciplinare, che può includere fisioterapisti, gastroenterologi e chirurghi, è spesso cruciale per una gestione efficace dell'incontinenza fecale.

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 28 Dec 2023 16:00:46 +0000 https://www.proctologia.biz/post/129/incontinenza-fecale-e-salute-intestinale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Sangue nelle Feci: Segnale da Non Ignorare https://www.proctologia.biz/post/128/sangue-nelle-feci-segnale-da-non-ignorare

Il sanguinamento nelle feci, noto come ematochezia, è un sintomo che richiede attenzione immediata, poiché può essere indicativo di una vasta gamma di condizioni mediche. Esploriamo le possibili cause, i sintomi associati e l'importanza di consultare un professionista della salute.

Emorroidi: Tra le cause più comuni di sangue nelle feci, le emorroidi possono provocare sanguinamento durante la defecazione. Sono vene gonfie nell'area rettale e possono essere gestite con modifiche nella dieta e trattamenti locali.

Ragadi anali: Piccole ferite nella zona anale possono causare sanguinamento. Queste possono derivare da stitichezza o traumi localizzati.

Polipi intestinali: Crescite anomale nel rivestimento del colon possono sanguinare e richiedono l'attenzione di uno specialista.

Vi possono essere anche condizioni più gravi come:

  1. Malattie infiammatorie intestinali: Malattie come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn possono causare infiammazione e sanguinamento nel tratto intestinale.
  2. Tumori del tratto gastrointestinale: Il sanguinamento può essere un segno precoce di tumori; quindi, è fondamentale eseguire esami diagnostici per escludere questa possibilità.
  3. Infezioni intestinali: Alcune infezioni, come la salmonella o l'infezione da Clostridium difficile, possono causare sanguinamento. 

Oltre al sanguinamento, altri sintomi possono essere presenti, come dolore addominale, cambiamenti nelle abitudini intestinali, stanchezza e perdita di peso involontaria. La presenza di questi segnali dovrebbe aumentare l'urgenza di cercare assistenza medica.

Nonostante alcune cause possano essere relativamente minori, il sanguinamento nelle feci richiede una valutazione medica approfondita. Un medico sarà in grado di stabilire una diagnosi accurata attraverso esami clinici, analisi del sangue, colonscopia e altri test specifici.

Il sangue nelle feci è un segnale che non dovrebbe essere ignorato. La tempestiva consulenza medica è cruciale per identificare la causa sottostante e avviare un trattamento appropriato. La prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione delle condizioni correlate al sanguinamento intestinale sono fondamentali per mantenere la salute a lungo termine.

Prof. Massimiliano Varriale

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Wed, 27 Dec 2023 16:00:17 +0000 https://www.proctologia.biz/post/128/sangue-nelle-feci-segnale-da-non-ignorare info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Tecniche chirurgiche mini invasive https://www.proctologia.biz/post/131/tecniche-chirurgiche-mini-invasive

Scopriamo insieme le possibilità offerte dalle tecniche chirurgiche mini invasive in caso di patologia emorroidaria. In cosa consistono e quando è possibile usufruirne.

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Tue, 19 Dec 2023 17:50:31 +0000 https://www.proctologia.biz/post/131/tecniche-chirurgiche-mini-invasive info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Il Potere Trasformativo del Biofeedback del Pavimento Pelvico https://www.proctologia.biz/post/127/il-potere-trasformativo-del-biofeedback-del-pavimento-pelvico

Il pavimento pelvico è un insieme di muscoli, legamenti e tessuti connettivi che sostengono gli organi nella cavità pelvica, come la vescica, l’utero e il retto. Pur essendo spesso ignorato, questo complesso sistema svolge un ruolo cruciale nella nostra salute generale. Il pavimento pelvico si estende dalla parte anteriore dell’anca fino alla colonna vertebrale, formando una sorta di “rete” che sostiene gli organi pelvici. I suoi muscoli lavorano in sinergia per mantenere l’integrità degli organi e svolgono un ruolo chiave nel controllo delle funzioni urinarie e intestinali.

Per le donne, il pavimento pelvico è particolarmente importante durante la gravidanza e il parto. Un pavimento pelvico forte può contribuire a prevenire problemi come l’incontinenza urinaria e il prolasso degli organi pelvici.

Mantenere un pavimento pelvico sano richiede esercizi specifici. Gli esercizi di Kegel sono tra i più comuni e mirano a rafforzare i muscoli pelvici. Contrarre e rilassare questi muscoli in modo regolare può migliorare la stabilità e la funzionalità del pavimento pelvico nel tempo. Alcuni fattori, come l’invecchiamento, la gravidanza o la menopausa, possono indebolire il pavimento pelvico. La prevenzione è fondamentale: mantenere un peso corporeo sano, evitare la stitichezza e adottare buone abitudini posturali possono contribuire a mantenere il pavimento pelvico in salute. La consapevolezza del proprio pavimento pelvico è essenziale. Prestare attenzione a segnali come dolore pelvico persistente, incontinenza o difficoltà nel controllare gli stimoli urinari può indicare un problema al pavimento pelvico che richiede attenzione medica.

In conclusione, il pavimento pelvico è un elemento chiave per la nostra salute complessiva, e dedicare tempo ed energia al suo mantenimento può prevenire una serie di problemi. 

Il biofeedback del pavimento pelvico è una metodologia innovativa che rivoluziona l'approccio al benessere e alla salute, focalizzandosi sulla regione spesso trascurata ma cruciale del corpo umano: il pavimento pelvico. Questa tecnica, basata su strumenti di misurazione e monitoraggio, offre un percorso efficace per migliorare il controllo muscolare e affrontare diverse problematiche, da disturbi sessuali a problemi di incontinenza.
Il pavimento pelvico è una rete complessa di muscoli che sostiene organi vitali come la vescica, l'utero e l'intestino. Il biofeedback del pavimento pelvico utilizza sensori per rilevare l'attività muscolare in questa area, fornendo un feedback in tempo reale al paziente attraverso display visivi o sonori. Questo processo consente di prendere consapevolezza e controllo dei muscoli pelvici, spesso deboli o tesi a causa di gravidanze, invecchiamento o altre condizioni.

Le applicazioni cliniche del Biofeedback Pelvico sono:

  1. Incontinenza Urinaria: Una delle applicazioni più comuni del biofeedback pelvico è nel trattamento dell'incontinenza urinaria. Allenare e rafforzare i muscoli pelvici può significativamente migliorare la gestione della vescica, riducendo o eliminando i sintomi di perdite involontarie.
  2. Disfunzioni Sessuali: Il biofeedback del pavimento pelvico è una risorsa preziosa anche nel trattamento delle disfunzioni sessuali, contribuendo a migliorare la sensibilità e il controllo muscolare in questa regione, spesso collegata a problemi come l'orgasmo precoce o l'anoressia sessuale.
  3. Dolore Pelvico Cronico: Per coloro che soffrono di dolore pelvico cronico, il biofeedback offre un approccio terapeutico non invasivo, consentendo di individuare tensioni muscolari e imparare a rilassare e rafforzare la zona interessata.

Oltre ai vantaggi fisici evidenti, il biofeedback del pavimento pelvico ha anche impatti psicologici positivi. La consapevolezza acquisita durante il processo può promuovere una connessione mente-corpo più profonda, migliorando l'autostima e la qualità della vita.

Un aspetto distintivo del biofeedback del pavimento pelvico è la sua natura altamente personalizzata. I professionisti della salute possono adattare gli esercizi in base alle esigenze specifiche del paziente, consentendo un percorso di riabilitazione su misura.

In conclusione, il biofeedback del pavimento pelvico rappresenta un passo avanti nella promozione della salute pelvica e del benessere generale. La sua efficacia nel trattare una gamma diversificata di problemi sottolinea il suo ruolo cruciale nel campo della riabilitazione e della medicina preventiva. Investire nella salute del pavimento pelvico significa investire in un futuro di benessere e comfort.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 18 Dec 2023 16:00:00 +0000 https://www.proctologia.biz/post/127/il-potere-trasformativo-del-biofeedback-del-pavimento-pelvico info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Le linee guida della Società Italiana Unitaria di Colonproctologia (SIUCP) per la gestione delle ragadi anali https://www.proctologia.biz/post/126/le-linee-guida-della-societã -italiana-unitaria-di-colonproctologia-siucp-per-la-gestione-delle-ragadi-anali

Lo scopo delle linee guida basate sull'evidenza è quello di presentare una posizione di consenso da parte dei membri della Società Unitaria Italiana di Colon-Proctologia (SIUCP: Società Italiana Unitaria di Colon-Proctologia) sulla diagnosi e la gestione della ragade anale, con lo scopo di guidare ogni medico nella scelta della migliore opzione terapeutica, in accordo con la letteratura disponibile.

Un gruppo di esperti è stato progettato e incaricato dal Consiglio della SIUCP di sviluppare domande chiave sui principali argomenti riguardanti la gestione delle ragadi anali e di eseguire una ricerca accurata su ciascun argomento in diverse banche dati, al fine di fornire risposte basate sull'evidenza alle domande e di riassumerle in dichiarazioni.

Tutte le questioni cliniche sono state discusse dal gruppo di esperti in diversi round attraverso l'approccio Delphi e, per ogni affermazione, è stato raggiunto un consenso tra gli esperti. Le domande sono state create secondo i criteri PICO e le dichiarazioni sono state sviluppate adottando la metodologia GRADE.

Nei pazienti con ragade anale acuta è indicata la terapia medica con norme dietetiche e comportamentali. Nella fase cronica della malattia, il trattamento conservativo con nifedipina topica allo 0,3% più lidocaina o nitrati all'1,5% può rappresentare la terapia di prima linea, eventualmente associata a unguenti con proprietà filmogene, antinfiammatorie e cicatrizzanti come il gel di estratto di Propionibacterium. In caso di fallimento del trattamento di prima linea, la strategia chirurgica (sfinterotomia interna o fissurectomia con lembo), può essere guidata dai risultati clinici, eventualmente supportati dall'ecografia endoanale e dalla manometria anale.

 

Nei pazienti con ragade anale, quali sono le indagini morfologiche appropriate?

  • Sulla base della scarsa letteratura disponibile, non è possibile formulare alcuna raccomandazione in merito all'impiego di indagini di imaging in pazienti con tipica ragade anale acuta, specialmente in presenza di dolore anale e spasmo che rendono difficile l'esecuzione di qualsiasi esame endoanale.
  • Nei pazienti con ragadi anali atipice, soprattutto quando si sospetta una patologia associata che include malattie infiammatorie intestinali o cancro del colon-retto e dell'anale, le indagini di imaging come la colonscopia, l'anoscopia e l'ecografia endoanale possono essere utili a scopo diagnostico (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • Nei pazienti con ragade anale cronica scarsamente responsiva alla terapia medica, al fine di valutare la presenza di una sepsi anale occulta associata, può essere presa in considerazione una valutazione morfologica con ecografia endoanale (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • Nei pazienti con ragade anale cronica e sospetta sepsi locale occulta, se l'ecografia endoanale non è disponibile, la Risonanza Magnetica può essere considerata come strumento diagnostico alternativo (parere degli esperti)

 

Nei pazienti con ragade anale, quali sono le indagini funzionali appropriate?

  • In base alla letteratura disponibile, non è possibile formulare alcuna raccomandazione in merito all'uso di indagini funzionali come la manometria ano-rettale in pazienti con ragade anale acuta. Comunemente, i test di fisiologia anorettale non vengono eseguiti di routine in questo frangente e la valutazione iniziale dell'ipertonia sfinterica nei pazienti con ragade anale potrebbe essere basata sull'esame clinico (parere degli esperti).
  • Nei pazienti con ragade anale cronica scarsamente responsiva alla terapia medica, al fine di selezionare accuratamente i pazienti senza ipertonia sfinterica interna, può essere presa in considerazione una valutazione manometrica ano-rettale (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • Sebbene la manometria anale possa rilevare il tono anale in modo più accurato rispetto all'esplorazione rettale digitale, questa indagine funzionale non è sempre possibile nei pazienti con ragade cronica iperalgesica. In caso di non fattibilità o disponibilità di manometria, la valutazione del tono anale con esame digitale può essere considerata sufficiente (parere di esperti)

 

Nei pazienti con ragade anale acuta, qual è il trattamento di scelta?

  • Nei pazienti con ragade anale acuta, la gestione non chirurgica deve essere considerata come trattamento di prima linea, mentre il trattamento chirurgico può essere considerato nella fase cronica, nei pazienti che non rispondono dopo almeno 6 settimane di trattamento conservativo (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B).
  • La gestione non chirurgica nei pazienti con ragade anale acuta dovrebbe includere semicupi caldi e un maggiore apporto di fibre e acqua nella dieta fino a ottenere feci morbide (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B).
  • In caso di feci dure persistenti, possono essere aggiunti alla terapia integratori di fibre e lassativi che formano massa (parere dell'esperto)
  • Nei pazienti con ragade anale acuta, la terapia aggiuntiva con l'applicazione topica di miorilassanti sfinterici come i calcio-antagonisti e, in particolare, lo 0,3% di nifedipina più l'1,5% di lidocaina può essere presa in considerazione in caso di scarsa aderenza dei pazienti alle prescrizioni mediche dietetiche e comportamentali (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • Può essere presa in considerazione l'integrazione del metronidazolo topico nella gestione non chirurgica della ragade anale acuta (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • L'uso aggiuntivo dei comuni farmaci analgesici, anestetici topici e unguenti con effetto termogenico e miorilassante nel trattamento della ragade anale acuta è ragionevole in caso di controllo del dolore inadeguato (parere degli esperti).
  • In caso di ragade anale acuta iperalgesica non responsiva ai comuni antidolorifici e unguenti, può essere preso in considerazione un approccio chirurgico in contesti di emergenza (parere degli esperti)
  • La dilatazione anale meccanica graduale autoindotta con dilatatori plastici dedicati è comunemente suggerita e prescritta a pazienti con ipertonia e spasmo dello sfintere anale. Tuttavia, a causa della mancanza di letteratura pertinente, non è possibile formulare raccomandazioni relative a questo trattamento nei pazienti con ragade anale.

 

Nei pazienti con ragade anale cronica, qual è il trattamento di prima linea?

  • Nei pazienti con ragade anale cronica e presentazione clinica tipica (dolore anale intenso associato a sospetta ipertonia dello sfintere anale all'esame obiettivo) il trattamento di prima linea può essere rappresentato dall'applicazione topica di calcio-antagonisti o nitrati (0,4% gliceril trinittrato) (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B).
  • L'uso topico dei calcio-antagonisti è associato a un'efficacia simile e a minori effetti collaterali, rispetto ai nitrati. (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B).
  • Nei pazienti con ragade anale cronica e presentazione clinica tipica, la terapia topica di nifedipina allo 0,3% più lidocaina all'1,5% può essere considerata come terapia di prima linea (raccomandazione debole basata su evidenze di qualità moderata, 2B).
  • L'uso aggiuntivo di unguenti topici con proprietà curative nel trattamento della ragade anale cronica può essere ragionevole in associazione con calcio-antagonisti topici e nitrati in caso di ipertonia dello sfintere anale o come trattamento esclusivo in caso di ipotonia dello sfintere anale (parere degli esperti).
  • Tra gli unguenti topici con proprietà filmogene, antinfiammatorie e cicatrizzanti, può essere preso in considerazione il gel di estratto di Propionibacterium (PeG) (raccomandazione debole basata su prove di qualità moderata, 2B).

 

Nei pazienti con ragade anale cronica, qual è il ruolo dell'iniezione di tossina botulinica?

  • Nei pazienti con ragade anale cronica, l'iniezione di tossina botulinica mostra risultati paragonabili alla nitroglicerina topica come terapia di prima linea (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B).
  • Nei pazienti con ragade anale cronica, l'iniezione di tossina botulinica può essere considerata come terapia di seconda linea dopo un trattamento infruttuoso con nitrati topici (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • L'impiego dell'iniezione di tossina botulinica in pazienti con ragade anale cronica è limitato dalla scarsa diffusione della procedura e dall'eterogeneità dei protocolli iniettivi adottati (parere degli esperti).

 

Nei pazienti con ragade anale cronica qual è il ruolo della dilatazione anale?

  • La dilatazione anale incontrollata è associata a un tasso di guarigione inferiore e a un rischio più elevato di incontinenza, se confrontata con la sfinterotomia interna laterale e quindi non può essere raccomandata (raccomandazione forte basata su evidenze di qualità moderata, 1B)
  • La dilatazione pneumatica con palloncino può essere offerta come opzione terapeutica nei pazienti con ragade anale cronica scarsamente responsiva alla terapia medica e associata a ipertonia anale (raccomandazione debole basata su evidenze di qualità moderata, 2B)
  • Nel contesto della ragade anale cronica associata a ipertonia anale, la dilatazione anale pneumatica ballon può essere preferita alla sfinterotomia in pazienti di sesso femminile pluripare e in pazienti con precedenti danni sfinterici documentati o lesioni ostetriche (raccomandazione debole basata su evidenze di qualità moderata, 2B)

 

Nei pazienti con ragade anale cronica qual è il ruolo della sfinterotomia?

  • La sfinterotomia interna laterale può essere offerta come opzione terapeutica nei pazienti con ragade anale cronica scarsamente responsiva alla terapia medica e associata a ipertonia anale (forte raccomandazione basata su evidenze di alta qualità, 1A).
  • All'interno di questo gruppo di pazienti, la sfinterotomia interna laterale deve essere considerata come il trattamento di scelta nei soggetti senza lamentele cliniche di incontinenza fecale, senza precedenti operazioni anorettali o traumi, senza precedenti lesioni sfinteriche o traumi ostetrici (forte raccomandazione basata su evidenze di alta qualità, 1A).
  • La sfinterotomia interna laterale non deve essere offerta a pazienti con incontinenza fecale al basale o con una lesione documentata dello sfintere anale o un trauma ostetrico (forte raccomandazione basata su evidenze di alta qualità, 1A).
  • Le tecniche aperte e chiuse di sfinterotomia interna laterale mostrano risultati simili (forte raccomandazione basata su evidenze di alta qualità, 1A).

 

Qual è l'estensione adeguata della sfinterotomia?

  • Una sfinterotomia interna laterale sicura deve essere confinata al di sotto del livello della linea dentata (forte raccomandazione basata su evidenze di qualità moderata, 1B)
  • La sfinterotomia interna laterale adattata alla lunghezza della fessura è ugualmente efficace e più sicura della sfinterotomia convenzionale estesa alla linea dentata (forte raccomandazione basata su prove di alta qualità, 1A)
  • Nelle pazienti di sesso femminile l'estensione ideale della divisione sfinterica interna dovrebbe essere compresa tra 5 e 9 mm del muscolo, senza mai superare i 10 mm (forte raccomandazione basata su evidenze di bassa qualità, 1C)

 

Nei pazienti con ragade anale cronica, qual è il ruolo della fissurotomia e della fissurectomia?

  • In base alla scarsa letteratura disponibile, non è possibile formulare alcuna raccomandazione in merito all'impiego della fissurotomia nel trattamento della ragade anale cronica.
  • La fissurectomia è inferiore alla sfinteromia interna laterale nel trattamento della ragade anale cronica associata all'ipertono dello sfintere anale interno (forte raccomandazione basata su prove di alta qualità, 1A)
  • La fissurectomia può essere presa in considerazione in pazienti con ragade anale cronica associata ad ascesso o fistola e sfintere anale interno normotonico (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C)

 

Nei pazienti con ragade anale cronica qual è il ruolo del lembo anocutaneo?

  • Alla luce del basso rischio postoperatorio di incontinenza, il lembo anocutaneo può essere considerato come un'opzione chirurgica alternativa nei pazienti con ragade anale cronica e alto rischio di incontinenza dopo sfinterotomia (bassa pressione anale a riposo, precedente intervento chirurgico anale o trauma, precedenti lesioni sfinteriche documentate o traumi ostetrici) (raccomandazione debole basata su evidenze di qualità moderata, 2B).
  • L'aggiunta di un lembo anocutaneo alla sfinterotomia o all'iniezione di tossina botulinica può ridurre il dolore postoperatorio, migliorare il tasso di guarigione e ridurre il tasso di incontinenza postoperatoria (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).

 

Nei pazienti con ragade anale cronica, qual è il ruolo della stimolazione del nervo tibiale?

  • La stimolazione percutanea del nervo tibiale può essere considerata come un potenziale trattamento alternativo per la ragade anale cronica (raccomandazione debole basata su evidenze di bassa qualità, 2C).
  • La stimolazione percutanea del nervo tibiale può essere considerata come una potenziale opzione terapeutica per la ragade anale cronica resistente ad altre misure conservative in pazienti non idonei all'intervento chirurgico o che rifiutano il trattamento chirurgico (parere degli esperti)

Prof. Massimiliano Varriale

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Tue, 12 Dec 2023 16:03:08 +0000 https://www.proctologia.biz/post/126/le-linee-guida-della-societã -italiana-unitaria-di-colonproctologia-siucp-per-la-gestione-delle-ragadi-anali info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Prolasso degli organi pelvici. Riabilitazione https://www.proctologia.biz/post/130/prolasso-degli-organi-pelvici-riabilitazione

La Riabilitazione del Pavimento Pelvico interviene nel trattamento delle disfunzioni del perineo, un'area anatomica formata da tessuti molli e formazioni muscolo-fasciali, che si trova nella parte inferiore del bacino.
Scopriamo insieme di cosa si tratta!

 

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Thu, 7 Dec 2023 17:44:18 +0000 https://www.proctologia.biz/post/130/prolasso-degli-organi-pelvici-riabilitazione info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Cosa è l’anestesia peridurale? https://www.proctologia.biz/post/122/cosa-ã¨-l’anestesia-peridurale

L’anestesia peridurale o epidurale è una tecnica di anestesia periferica che usa un particolare anestetico ad azione diretta sulle fibre nervose. Questi farmaci sono degli analoghi chimici della cocaina e con essi si possono ottenere diverse tipologie di anestesia a seconda della sede in cui vengono di iniettati.

 

Quando è indicata l’anestesia peridurale negli interventi proctologici?

Questo tipo di anestesia può essere usata da sola per alcuni tipi di intervento, come ad esempio nell’intervento di emorroidectomia, oppure può essere usata in modo combinato con l’anestesia generale in altri interventi in cui è necessario assolutamente avere il controllo delle vie respiratorie, ci riferiamo agli interventi più importanti per tumori del colon. Bisogna comunque sottolineare che le tecniche chirurgiche si sono evolute ed in particolar modo per quanto riguarda la resezione chirurgica del cancro del colon oggigiorno abbiamo la possibilità di eseguire l’intervento per via laparoscopica; questa tecnica comporta un traumatismo chirurgico nettamente inferiore rispetto alla tecnica tradizionale a cielo aperto e quindi un dolore minore sia intraoperatorio che postoperatorio. L’anestesia peridurale, anche in forma combinata, ha quindi una indicazione soprattutto negli interventi potenzialmente più dolorosi e cioè quelli effettuati con le tecniche tradizionali.

 

Quali vantaggi ha l’anestesia peridurale nei confronti dell’anestesia generale?

L’uso di una anestesia peridurale consente una ripresa precoce delle funzioni fisiologiche, fra cui anche la possibilità di riprendere, quando le condizioni chirurgiche lo consentano, l’alimentazione. Il controllo del dolore postoperatorio è sicuramente migliore negli interventi che comportano un grosso traumatismo chirurgico.  Il vantaggio di una tecnica combinata è l’uso di quantità di anestetico ridotto, una maggiore stabilità dell’organismo e la possibilità di iniziare intraoperatoriamente la terapia antidolorifica che può continuare senza interruzione nel periodo postoperatorio.

 

Che posizione si deve assumere durante l’esecuzione dell’anestesia peridurale?

Preferenzialmente l’anestesia peridurale si esegue in posizione seduta, si effettua su un lettino mettendo le gambe lateralmente poggiate su una piccola pedana, si fa abbracciare un cuscino e si fa assumere una posizione inarcata mantenendo le spalle dritte e spingendo con la pancia posteriormente in modo da “aprire” lo spazio tra le vertebre lombari. Talvolta se non è possibile la collaborazione del paziente o se le condizioni, comunque, non lo permettono (vertigini) la tecnica può essere eseguita anche sul fianco facendo assumere una posizione fetale con le gambe ed il mento raccolti al petto.

 

Cosa si sente durante l’esecuzione dell’anestesia peridurale?

La prima sensazione che si avverte è quella di freddo e bagnato dietro la schiena, dovuta al disinfettante. Subito dopo si percepisce una piccola puntura posteriore in sede lombare seguita da un senso di lieve bruciore, è dovuta all’infiltrazione sottocutanea e del legamento intervertebrale con l’anestetico locale. A questo punto si inizierà a sentire una sensazione di spinta, di pressione, corrisponde all’introduzione dell’ago che raggiunge lo spazio peridurale; durante questa fase è possibile ma non sempre avvertire delle scosse di tipo elettrico che si diramano ad una gamba, è possibile che vengano sfiorate delle terminazioni nervose, niente di grave, è importante rimanere immobili ed avvertire l’anestesista che provvederà a correggere il percorso dell’ago. Una volta raggiunto con l’ago lo spazio peridurale verrà iniettata una dose test di anestetico e quindi introdotto un sottile catetere dal quale verranno introdotti poi i farmaci. Se l’ago è posizionato in sede corretta, dopo la dose test di anestetico non si dovrebbe sentire nessuna sensazione, nel caso in cui si sia verificata una puntura accidentale della dura madre si inizierà a sentire immediatamente del calore e/o formicolio agli arti inferiori dovuta al passaggio dell’anestetico nello spazio subaracnoideo a diretto contatto con le terminazioni nervose e con il midollo spinale. Durante l’introduzione del catetere, se l’estremità andrà a toccare delle radici o delle terminazioni nervose si potrà avvertire una piccola scossa. Gradualmente si inizierà a sentire un formicolio ed un senso di pesantezza agli arti inferiori che con il progredire dell’effetto si estenderà verso l’alto fino a raggiungere il livello desiderato.

 

Che sensazione si prova con l’anestesia peridurale?

Dopo circa 20 – 30 minuti dall’iniezione di anestetico nel catetere peridurale si dovrebbe ottenere una copertura anestesiologica adeguata all’intervento chirurgico. Si sperimenterà una strana sensazione come se la parte inferiore del nostro corpo non ci appartenesse più e fosse disgiunta da noi, provando a muovere le gambe non otterremo alcun effetto oppure potremmo riuscire ad alzare parzialmente gli arti ma con una incapacità di controllare i movimenti. La sensibilità potrebbe non essere del tutto abolita, la sensibilità dolorifica non è presente ma potrebbe rimanere una sensibilità alla pressione. Prima dell’inizio dell’intervento vengono effettuati alcuni test per valutare il grado di anestesia, importante è la prova eseguita con un tampone bagnato sulla parte anestetizzata, se l’anestesia è efficace non si sente nulla oppure si avverte la sensazione di qualcosa di asciutto che passa sulla cute. La profondità dell’anestesia dipende dalla concentrazione di anestetico usato, a bassi dosaggi, come ad esempio viene usato nell’analgesia da parto, si ottiene solo una scomparsa delle sensazioni dolorifiche senza alterare le altre modalità sensitive né le capacità motorie.

 

Dopo quanto tempo, riprende la sensibilità dopo l’esecuzione dell’anestesia peridurale?

Dipende dall’anestetico usato, con quelli a durata d’azione intermedia, come la bupivacaina dopo 1 ora e mezza 2 la sensibilità inizia a tornare esattamente in senso inverso alla modalità con cui si è instaurata, con un anestetico a lunga durata d’azione, la ropivacaina, la durata è maggiore anche 4 – 5 ore, ma anche se ritorna la sensibilità tattile la copertura del dolore può prolungarsi molto di più talvolta può anche raggiungere le 12 ore. Si consiglia vivamente di non alzarsi dal letto fino a che non venga recuperata totalmente la motilità delle gambe. Con l’anestesia peridurale si perde la capacità di controllare la vescica quindi per urinare vi può essere la necessità di dover introdurre momentaneamente un catetere vescicale.

 

Che controindicazioni ci sono all’anestesia peridurale?

L’unica vera controindicazione assoluta all’anestesia peridurale è la presenza di alterazioni della coagulazione per il rischio della formazione di un ematoma peridurale che possa comprimere le strutture nervose, vi sono poi delle controindicazioni relative, fra cui la presenza di patologie del sistema nervoso centrale che andranno valutate di caso in caso dall’anestesista. L’uso di anticoagulanti non è una controindicazione assoluta, questi farmaci vanno sospesi alcuni giorni prima dell’intervento come da indicazione del medico curante e sostituiti da altri farmaci (eparine a basso peso molecolare – EBPM); dopo l’intervento i farmaci anticoagulanti vanno ripresi secondo lo schema raccomandato sempre dal curante. La presenza di anomalie della colonna vertebrale lombare non è una controindicazione ma una situazione che può rendere difficile l’esecuzione della tecnica ed essere causa di insuccesso. Analogamente pregressi interventi alla colonna non sono anche essi una controindicazione assoluta ma va valutata la situazione caso per caso dall’anestesista. Naturalmente va considerata come controindicazione l’allergia agli anestetici locali. Per ultimo consideriamo la cosa più importante e cioè il consenso del paziente, questa è una tecnica che richiede la collaborazione del paziente quindi in mancanza di una accettazione consapevole di questa metodica è sconsigliabile eseguirla.

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 30 Nov 2023 16:02:24 +0000 https://www.proctologia.biz/post/122/cosa-ã¨-l’anestesia-peridurale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Gestione delle stomie https://www.proctologia.biz/post/121/gestione-delle-stomie

Il termine stomia deriva dal greco e significa apertura “bocca”, ovvero l’abboccamento di un viscere o di una cavità dell’apparato digerente o urinario alla cute con la conseguente creazione di una comunicazione tra interno e l’esterno. 

La stomia è un’apertura creata chirurgicamente sull’addome per consentire la fuoriuscita degli effluenti (feci o urine) dall’organismo, poiché un tratto dell’apparato digerente o urinario sono compromessi da una patologia e non possono svolgere le normali funzioni.

 

Tipi di stomia

La colostomia è un’apertura creata chirurgicamente, attraverso la quale una piccola porzione del colon viene fatta fuoriuscire sulla superficie dell’addome. Questa apertura consente una nuova via d’uscita alle feci, lasciando a riposo la parte d’intestino danneggiata o non in grado di funzionare. L’intestino si svuota ritmicamente durante il giorno, all’interno dell’apposita sacca di raccolta posizionata esattamente sulla stomia.

A seconda della posizione e della patologia, si distinguono quattro diversi tipi di colostomia:

  • Ascendente: situata nel colon ascendente. Si tratta di un tipo di stomia non comune; gli effluenti sono liquidi o semi-liquidi e molto irritanti per la pelle.
  • Trasversa: situata nel colon trasverso, effluenti liquidi o semiformati. In genere confezionata su ansa e temporanea.
  • Discendente: situata nel colon discendente; gli effluenti sono più formati a causa della maggiore quantità d’acqua assorbita nel colon ascendente e trasverso.
  • Sigmoidea: situata nella parte inferiore sinistra del colon. Gli effluenti sono formati in quanto i liquidi sono stati assorbiti lungo il percorso intestinale.

Per gestire questo tipo di stomia è consigliabile adoperare una sacca a fondo chiuso, sacca che presenta alcune caratteristiche fondamentali:

  • il filtro, che consente allo stesso tempo la fuoriuscita e la deodorazione dei gas;
  • il telino di rivestimento, morbido al tatto e impermeabile all’acqua, che deve offrire comfort e discrezione.

Una volta piena, la sacca si rimuove e si sostituisce con una nuova.

In alcuni casi, è possibile effettuare una tecnica riabilitativa, detta irrigazione, che consente di ripristinare temporaneamente la continenza fino a un massimo di 72 ore. Per praticare questa tecnica, è necessario che il paziente sia istruito dal proprio professionista sanitario di fiducia. Una volta compresi i passaggi, è possibile effettuare questa tecnica in totale autonomia. Il vantaggio è poter adoperare una sacca di raccolta più piccola, che rimanga ancora più discreta sotto gli abiti.

L’ileostomia è un’apertura creata chirurgicamente, attraverso la quale il tratto finale dell’intestino tenue viene fatto fuoriuscire sulla superficie dell’addome. Per gestire questo tipo di stomia è consigliabile adoperare una sacca a fondo aperto che, grazie alla chiusura integrata, può essere svuotata al bisogno, facilmente pulita e richiusa. La sacca presenta le seguenti caratteristiche:

  • il filtro, che consente allo stesso tempo la fuoriuscita e la deodorazione dei gas;
  • il telino di rivestimento, morbido al tatto e impermeabile all’acqua.

Per evitare il rischio di disidratazione è fondamentale bere molto, circa 2 litri di acqua al giorno.

L’urostomia consiste nell’abboccamento dell’uretere alla parete addominale convogliando l’urina emessa dai reni all’interno di una sacca di raccolta esterna, che funge da collettore. Esistono due tipi di urostomia:

  • Condotto ileale: i due ureteri (condotti) che trasportano l’urina dai reni sono quindi collegati a questa nuova vescica. La parte terminale del condotto ileale viene fatta fuoriuscire attraverso la parete addominale, dove viene creato uno stoma.
  • Ureterostomia: uno o entrambi gli ureteri vengono collegati alla parete addominale per formare uno stoma. Si tratta di un intervento meno comune che viene spesso praticato come misura temporanea nei pazienti pediatrici.

Per gestire questo tipo di stomia è consigliabile adoperare una sacca dotata di un rubinetto sul fondo per poterla svuotare al bisogno. Poiché questo tipo di stomia può essere particolarmente soggetta al rischio di infezioni (soprattutto in presenza di tutori ureterali) è consigliabile monitorare la colorazione delle urine.

L’igiene e l’apparecchiatura della stomia sono comunemente definite come “Stoma-care”. Lo stoma care consiste in una serie di interventi che ci permettono di ottenere una corretta pulizia ed apparecchiatura della stomia per la prevenzione delle complicanze cutanee e stomali e una altrettanto corretta buona adesività del presidio.

L’obiettivo di una corretta gestione del presidio stomale sono:

– Mantenere la cute peristomale integra;

– Impedire l’infiltrazione degli effluenti al di sotto della placca;

– Mantenere in situ il presidio per il tempo prestabilito;

–Favorire il benessere psico-fisico della persona stomizzata permettendogli un adeguato adattamento al nuovo schema corporeo.

Innanzitutto, con lo stoma care dobbiamo rispondere al bisogno di integrità cutanea in zona peristomale, al bisogno di conoscenze relative alla corretta gestione della stomia, al bisogno di sicurezza e rinforzo psicologico e lo possiamo fare educando la persona a una corretta gestione della stomia stessa, scegliendo insieme a lui la protesi più adatta e intervenendo con specifici trattamenti in caso di complicanze.

Tutto questo ci porta al conseguimento dell’obiettivo principale che è l’autonomia della persona, evitando le complicanze da stoma care non corretto, evitando gli sprechi di materiale protesico.

Lo stoma care entra a far parte di un percorso educativo che l’infermiere esperto (stomaterapista) inizia con la persona candidata al confezionamento di una stomia e la sua famiglia (care-giver), fin dal pre-operatorio.
Secondo la definizione dell’OMS “…l’educazione terapeutica consiste nell’aiutare il paziente e la sua famiglia a comprendere la malattia e il trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute ed a conservare e migliorare la propria qualità di vita.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 27 Nov 2023 16:00:38 +0000 https://www.proctologia.biz/post/121/gestione-delle-stomie info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Stipsi cronica nel bambino https://www.proctologia.biz/post/120/stipsi-cronica-nel-bambino

La prevalenza della stipsi nei bambini oscilla tra il 7 ed il 30%, risultando così una delle patologie più frequenti dell’età pediatrica. Il 95% delle stipsi croniche nei bambini è di natura funzionale, intendendo con questo termine quel tipo di stipsi che conseguono ad una non corretta attività del colon retto, differenziandosi da quelle organiche che riconoscono nei fattori neurologici, endocrinologici, nelle malformazioni congenite del tratto ano rettale le cause principali. La diagnosi di stipsi cronica funzionale si basa su un insieme di sintomi che hanno la caratteristica al tempo stesso di essere apparentemente non correlabili tra loro eppure ripetitivi. 

Di solito i bambini si scaricano spontaneamente ogni 1-2 giorni. Quando questo non avviene con regolarità, si parla di stitichezza. In particolare, si fa riferimento a questa condizione quando il piccolo va di corpo solamente una volta ogni 3-4 giorni.

Perché si possa parlare di stipsi cronica, è necessario che siano presenti almeno due tra i sintomi di seguito elencati e per almeno un mese:

  • che il bambino presenti due o meno evacuazioni a settimana
  • episodi ripetuti di eccessiva ritenzione delle feci
  • uno o più episodi settimanali di incontinenza fecale
  • dopo acquisizione del controllo degli sfinteri, episodi di defecazione dolorosa e con emissione di feci particolarmente dure
  • infine presenza di feci dure e di grosse dimensioni che ostruiscono il water.

Le linee guida relativamente al trattamento della stipsi in età pediatrica si basano su quattro punti fondamentali che sono:

  • l’educazione del bambino
  • l’eliminazione dell’ingombro fecale
  • la prevenzione dell’accumulo fecale
  • la sospensione della terapia. 

L’educazione del bambino gioca un ruolo fondamentale e centrale della cura alla stipsi cronica: in questo senso il nucleo familiare ha il compito di aiutare il bambino a superare l’ostacolo facendogli sentire tutto l’affetto possibile, possibilmente anche superando eventuali equivoci esistenti tra i genitori stessi, condividendo col bambino, attraverso un costante impegno nel segno della positività, il momento difficile. L’eliminazione dell’ingombro fecale rappresenta l’altro elemento terapeutico fondamentale anche perché è questo il sintomo principale da affrontare con una certa immediatezza: generalmente sono usati degli oli minerali assai gradito dal bambino ma anche dai genitori. È possibile il ricorso ai mini clisteri in grado di aiutare notevolmente lo svuotamento rettale, anche se associati all’utilizzo dell’olio. 

La prevenzione dell’accumulo fecale, si basa sull’addestramento del bambino con età superiore ai tre anni all’utilizzo della toilette e l’alimentazione specifica. L’esercizio all’uso della toilette in un bambino che abbia il controllo sui propri sfinteri, almeno quindi con età superiore ai tre anni, risulta essere estremamente importante: i genitori invitano all’utilizzo della toilette il bambino per almeno dieci minuti dopo il pasto principale favorendo la posizione corretta e con corretto appoggio della pianta dei piedi utilizzando, per invogliare il bambino, il classico sistema della premiazione assai utile in questi frangenti. L’esercizio, di per sé banale, consente la familiarizzazione del bambino con il luogo, facendo sì che si riduca in maniera assai cospicua il trauma relativo all’abbandono del pannolino. È sempre utile ricordare che il trattenimento delle feci potrebbe implicare una manifestazione di disagio affettivo da parte del bambino nei confronti di uno o entrambi i genitori e che pertanto è estremamente importante che i genitori partecipino in maniera attiva condividendo il momento in maniera positiva. Le misure dietetiche poggiano sull’incremento dei liquidi, di zuccheri assorbibili e no, di fibre affinché le feci possano essere maggiormente morbide. E’ assolutamente notorio il fatto che a causa della scarsa palatabilità delle fibre nei bambini, il loro uso sia assolutamente scarso nella dieta: eppure è possibile, secondo qualche pensiero, che le fibre possano addirittura essere sconsigliabili nell’apporto alimentare pediatrico in corso di stipsi, a causa del fatto che le fibre possono rendere sì soffice e voluminoso il bolo fecale accelerando così il transito del colon, ma poiché la stipsi nel bambino trae origine dall’ostacolato transito nel retto, ecco che di conseguenza le fibre possono aumentare l’ingombro rettale di feci determinando flatulenza e meteorismo. Frutta, yoghurt, cereali e legumi completano gli alimenti consigliabili in caso di stipsi cronica in età pediatrica. L’impostazione di un corretto regime alimentare e la sua osservanza riducono drasticamente l’utilizzo dei lassativi, riportando nel tempo ma in maniera concreta l’attività intestinale a regimi assolutamente fisiologici con conseguente miglioramento della stipsi.

Encopresi: di cosa si tratta? A volte ci può essere encopresi, cioè la frequente perdita parziale di feci che sporcano le mutandine: è un disturbo che presentano i bambini estremamente stitici, quando "non ce la fanno più" a trattenere completamente le feci e per cui ne fuoriesce una certa quantità. Non esiste un'unica terapia che risolva il problema della stipsi cronica, ma esistono diversi rimedi che devono essere applicati, da solo o associati, con pazienza e costanza perché diano risultati protratti nel tempo.

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 23 Nov 2023 16:00:17 +0000 https://www.proctologia.biz/post/120/stipsi-cronica-nel-bambino info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Terapia anticoagulante orale ed intervento chirurgico proctologico https://www.proctologia.biz/post/119/terapia-anticoagulante-orale-ed-intervento-chirurgico-proctologico

Alcuni pazienti che devono affrontare un intervento proctologico assumono dei farmaci detti anticoagulanti che hanno lo scopo di rendere più fluido il sangue. Queste terapie vengono somministrate per vari tipi di problemi di salute che comportano un rischio aumentato di formazione di coaguli o trombi e successiva migrazione (embolia), le persone che soffrono di fibrillazione atriale (un’aritmia cardiaca) o che hanno presentato un’embolia polmonare (migrazione di un trombo nell’albero vascolare polmonare) si trovano ad assumere cronicamente questi farmaci, se da un lato l’assunzione di queste sostanze previene ulteriori fenomeni trombotici o embolici d’altro canto la somministrazione di farmaci anticoagulanti comporta un allungamento dei tempi di coagulazione e quindi, come ben sa chi ne fa uso, quando si verifica anche una piccola ferita il sanguinamento è prolungato e si deve effettuare una lunga compressione prima che si arresti la perdita ematica. 

Chiaramente l’atto chirurgico eseguito in queste condizioni presenta dei rischi di sanguinamento maggiori e più difficilmente controllabili. Per fortuna abbiamo vari accorgimenti e risorse farmacologiche per eseguire interventi sia in caso di urgenza che in elezione. Quanto esponiamo in questo articolo è valido sia per l’intervento proctologico che per qualsiasi altro tipo di intervento chirurgico

Nel caso di una urgenza chirurgica deve essere sempre eseguito un controllo della coagulazione ed in base ai risultati ottenuti possiamo somministrare o del plasma fresco congelato che contiene molti dei fattori della coagulazione o dei preparati che contengono specificamente alcuni fattori della coagulazione, chiaramente la necessità della somministrazione di questi presidi andrà decisa di volta in volta dal medico, spesso l’anestesista. 

Nel caso il paziente debba eseguire un intervento programmato a seconda del farmaco somministrato, la terapia dovrà essere sospesa alcuni giorni prima dell’intervento. Dato che i farmaci hanno durata di azione differente verranno prescritti degli schemi terapeutici per ciascun farmaco che tengono presente del tempo in cui cessa il loro effetto. 

Sarà comunque aggiunta una terapia con dei farmaci chiamati eparine a basso peso molecolare (EBPM) che hanno lo scopo di fluidificare il sangue senza produrre un aumento dei tempi di sanguinamento e che vengono somministrati con una piccola puntura sottocutanea.Chiaramente il vostro chirurgo e l’anestesista vi daranno dettagliate istruzioni sui tempi di somministrazione dei vari farmaci.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 20 Nov 2023 16:00:03 +0000 https://www.proctologia.biz/post/119/terapia-anticoagulante-orale-ed-intervento-chirurgico-proctologico info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Diagnosi delle malattie sessualmente trasmesse https://www.proctologia.biz/post/125/diagnosi-delle-malattie-sessualmente-trasmesse

Come le nuove tecnologie hanno influito nella diagnosi delle malattie sessualmente trasmesse? Scopriamolo insieme!

 

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Fri, 17 Nov 2023 19:51:47 +0000 https://www.proctologia.biz/post/125/diagnosi-delle-malattie-sessualmente-trasmesse info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Disfunzione Pelvica: Causa, Sintomi e Trattamenti https://www.proctologia.biz/post/118/disfunzione-pelvica-causa-sintomi-e-trattamenti

La disfunzione pelvica è una condizione che coinvolge il sistema pelvico, composto da muscoli, nervi, ossa e organi, che svolgono un ruolo vitale nelle funzioni di evacuazione e controllo delle urine. Questo disturbo può influenzare la qualità della vita di chi ne è affetto, ma con diagnosi precoce e trattamenti adeguati, è spesso gestibile.

La disfunzione pelvica può avere origini diverse, tra cui:

  • Debolezza muscolare pelvica: La debolezza dei muscoli del pavimento pelvico può causare perdite urinarie o fecali, o difficoltà a trattenere l'urina o le feci.
  • Traumi pelvici: Traumi o interventi chirurgici nella regione pelvica possono influire sul controllo muscolare.
  • Infezioni: Infezioni croniche del tratto urinario o delle vie genitali possono causare disfunzione pelvica.
  • Stress emotivo: Lo stress e l'ansia possono contribuire a problemi di controllo muscolare nella regione pelvica.
  • Malattie neurologiche: Condizioni come il morbo di Parkinson o la sclerosi multipla possono influire sulla funzione pelvica.

 

I sintomi della disfunzione pelvica possono variare da persona a persona, ma alcuni dei più comuni includono:

  • Incontinenza urinaria o fecale: La perdita involontaria di urina o feci può verificarsi in situazioni come ridere, tossire o sollevare oggetti pesanti.
  • Frequenza urinaria aumentata: Il bisogno frequente di urinare può essere un segno di disfunzione pelvica.
  • Difficoltà nella minzione o nella evacuazione: Alcune persone possono sperimentare difficoltà nell'iniziare o nel completare il processo di minzione o evacuazione.
  • Dolore pelvico: Il dolore o il disagio nella regione pelvica possono essere un sintomo, spesso associato a spasmi muscolari pelvici.
  •  Dolore sessuale: La disfunzione pelvica può anche influire sulla vita sessuale, causando dolore durante il rapporto.

 

Il trattamento della disfunzione pelvica dipende dalla causa sottostante e dai sintomi specifici, ma può includere: terapia fisica; un fisioterapista specializzato può aiutare a rafforzare i muscoli pelvici e migliorare il controllo. Modifiche allo stile di vita; fornire al corpo abitudini più sane, come l'esercizio fisico e una dieta equilibrata, può migliorare la funzione pelvica.

In alcuni casi, il medico può prescrivere farmaci per trattare i sintomi come l'incontinenza.

In situazioni gravi o quando altri trattamenti non hanno successo, la chirurgia può essere un'opzione per migliorare la funzione pelvica.

La disfunzione pelvica è una condizione trattabile, e la maggior parte delle persone può migliorare significativamente la loro qualità di vita con il giusto approccio di cura. Consultare un medico specializzato in urologia o proctologia è il primo passo per una diagnosi precisa e un piano di trattamento efficace.

Prof. Massimiliano Varriale

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Wed, 25 Oct 2023 13:03:06 +0000 https://www.proctologia.biz/post/118/disfunzione-pelvica-causa-sintomi-e-trattamenti info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Il Papillomavirus Umano (HPV): Guida e prevenzione https://www.proctologia.biz/post/117/il-papillomavirus-umano-hpv-guida-e-prevenzione

Il Papillomavirus Umano (HPV) è un gruppo di virus altamente contagiosi che colpiscono la pelle e le mucose umane. Questi virus sono responsabili di una vasta gamma di infezioni, alcune delle quali possono portare a gravi problemi di salute. In questo articolo, esploreremo l'HPV, compresi i suoi tipi, la trasmissione, le conseguenze e la prevenzione.

Ci sono oltre 200 tipi di HPV conosciuti, e circa 40 di essi colpiscono l'area genitale. Gli HPV possono essere suddivisi in due categorie principali: a basso rischio e ad alto rischio.

HPV a basso rischio: Questi tipi di HPV possono causare verruche genitali, ma raramente portano a gravi problemi di salute. 

HPV ad alto rischio: Questi tipi di HPV sono associati a tumori, inclusi il cancro del collo dell'utero, il cancro dell'ano e il cancro della gola. Il vaccino HPV è stato sviluppato per prevenire l'infezione da alcuni di questi tipi ad alto rischio.

L'HPV si trasmette principalmente attraverso il contatto diretto della pelle o delle mucose con una persona infetta. Questo può avvenire attraverso il rapporto sessuale, ma anche attraverso il contatto non sessuale; è ammesso che la trasmissione possa avvenire anche con un contatto fisico, se ci sono cellule virali attive e se sono presenti lacerazioni, tagli o abrasioni nella pelle e/o mucose. Le persone che hanno un sistema immunitario particolarmente vulnerabile sono più esposte al rischio di contagio. Con frequenza decisamente inferiore, l’infezione può essere provocata, in alcuni ambienti come docce pubbliche, piscine, spogliatoi, attraverso il contatto con superfici o asciugamani in precedenza utilizzate da portatori dell’infezione.

Poiché l'HPV può diffondersi facilmente, è importante praticare il sesso sicuro e vaccinarsi per prevenirne l'infezione.

Le conseguenze dell'HPV possono variare notevolmente in base al tipo di virus contratto e alla durata dell'infezione. Alcune infezioni possono risolversi spontaneamente senza causare alcun danno, mentre altre possono portare a gravi problemi di salute, come il cancro.

  • Verruche genitali: Sono causate da HPV a basso rischio e compaiono come piccole protuberanze sulla pelle intorno all'area genitale.
  • Cancro del collo dell'utero: L'infezione persistente da HPV ad alto rischio è la principale causa di questo tipo di cancro nelle donne. La prevenzione primaria attraverso il vaccino HPV è cruciale.
  • Cancro dell'ano e della gola: L'HPV ad alto rischio è anche associato a questi tipi di tumori, che possono colpire sia uomini che donne.


La prevenzione dell'HPV è fondamentale per ridurre il rischio di gravi problemi di salute. 

  • L’unica vera forma di prevenzione è rappresentata dalla vaccinazione. Da più di 25 anni è a disposizione il vaccino per la prevenzione dell‘infezione da HPV che protegge la cervice uterina dai ceppi di HPV oncologicamente più aggressivi e dall’infezione dei ceppi a basso rischio più infettivi. La somministrazione alla popolazione adolescente di entrambi i sessi è ormai da anni inserita nella schedula vaccinale obbligatoria /consigliata in tutti i paesi occidentali.

Per evitare l’infezione da HPV è importante ricordare alcune semplici regole. Se si frequentano spazi comuni, come spogliatoi o piscine, mantenere i piedi puliti e asciutti e indossare sempre scarpe o ciabattine e non usare asciugamani od accappatoi in comune. Per evitare la diffusione di verruche dalle mani alla bocca è necessario non mangiarsi le unghie.

La trasmissione dei condilomi genitali si può ridurre, diminuendo i rapporti a rischio, promiscui od occasionali e utilizzando sempre il preservativo. Tuttavia, per quanto sia fondamentale l’utilizzo del profilattico durante i rapporti sessuali, bisogna anche ricordare che si riduce ma non si annulla la possibilità di contagio, poiché questo non è in grado di coprire completamente le aree di contatto. Dunque, per quanto sia di grande utilità nella prevenzione di altre malattie a trasmissione sessuale, non può essere considerato a tutti gli effetti uno strumento di prevenzione per l’infezione da HPV.

In conclusione, l'HPV è un virus comune con una vasta gamma di conseguenze per la salute. La prevenzione attraverso il vaccino e la pratica di comportamenti sessuali sicuri sono passi cruciali per proteggere la salute. Consulta sempre un professionista medico per ulteriori informazioni e consigli personalizzati. Una corretta educazione è la base per prendere decisioni informate sulla prevenzione e la salute sessuale.

Prof. Massimiliano Varriale

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Wed, 18 Oct 2023 12:46:33 +0000 https://www.proctologia.biz/post/117/il-papillomavirus-umano-hpv-guida-e-prevenzione info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
La rettoscopia evoluta https://www.proctologia.biz/post/124/la-rettoscopia-evoluta

Hai un po’ di timore al pensiero di una visita proctologica? Sai che la tecnologia ci offre metodiche di indagine totalmente indolori?

 

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Fri, 13 Oct 2023 19:48:52 +0000 https://www.proctologia.biz/post/124/la-rettoscopia-evoluta info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Prepararsi per una Visita Proctologica https://www.proctologia.biz/post/116/prepararsi-per-una-visita-proctologica

Una visita proctologica è un passo importante per la salute ed è spesso necessaria per diagnosticare e trattare una serie di condizioni. Prima di affrontare questa visita, è utile sapere cosa aspettarsi e come prepararsi adeguatamente.

Trova uno specialista di fiducia: Il primo passo è individuare un proctologo esperto e di fiducia. Questo medico specializzato si occupa di problemi legati all'ano e al retto. 

Fissa un appuntamento: Prenota un appuntamento con il proctologo. Sarà necessario discutere dei sintomi o delle preoccupazioni che hai riguardo alla salute dell'ano e del retto.

Raccogli informazioni sulla tua storia medica, inclusi eventuali problemi proctologici passati, terapie o trattamenti precedenti e condizioni mediche esistenti.

Puoi preparare una lista di domande da porre al proctologo. Queste domande potrebbero riguardare sintomi specifici. Se hai ansie o paure riguardo alla visita, è importante discuterle apertamente con il medico. Un buon proctologo saprà ascoltare le tue preoccupazioni e spiegare il processo in modo da tranquillizzarti.
Per alcune visite proctologiche, potrebbe essere richiesto di eseguire una pulizia personale. Il medico ti indicherà come farlo in modo appropriato. Seguire le istruzioni alla lettera per garantire una visita efficace.
Infine, cerca di mantenere la calma. I proctologi sono medici altamente specializzati.

Ricorda che la visita è un passo importante per la tua salute, e un proctologo esperto farà del suo meglio per garantire che ti senta a tuo agio.

Essere ben preparati e collaborare con il medico sono passi fondamentali per garantire una diagnosi accurata e un trattamento efficace. 

Non esitare a porre domande o discutere le tue preoccupazioni con il tuo proctologo, poiché ciò contribuirà a rendere l'esperienza il più rassicurante possibile.

 

Per ulteriori informazioni, se vuoi contattarci o essere contattato, usa il modulo sul sito

Per info su costi metodiche trattate e prenotazione appuntamenti: 388.1183640 (Segreteria)

Tel. 333 39 26 736

Mail. info@proctologia.biz

 

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Wed, 11 Oct 2023 12:37:19 +0000 https://www.proctologia.biz/post/116/prepararsi-per-una-visita-proctologica info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Sinus pilonidale, seno pilonidale: che cosa è? https://www.proctologia.biz/post/115/sinus-pilonidale-seno-pilonidale-che-cosa-ã¨

Il sinus pilonidalis è una condizione dermatologica che colpisce principalmente la regione sacrococcigea, situata nella parte bassa della schiena, proprio sopra il coccige. Questa condizione è conosciuta anche come cisti pilonidale o cisti sacrococcigea. Il termine "pilonidale" deriva dalle parole latine "pilus" (capelli) e "nidus" (nido), in quanto questa patologia è spesso associata all'accumulo di peli nella zona.

  • Il sintomo più comune associato al sinus pilonidalis è il dolore nella regione sacrococcigea. Altri sintomi includono:
    • Formazione di cisti o ascessi: Il sinus pilonidalis può inizialmente apparire come una piccola cisti o un rigonfiamento nella zona. Con il tempo, questa cisti può infiammarsi e trasformarsi in un ascesso, causando dolore e gonfiore.
    • Secrezione di pus o sangue: la cisti può rilasciare pus o sangue attraverso uno o più fori cutanei, noti come fistole.
    • Arrossamento e gonfiore: la pelle circostante la cisti può diventare arrossata e gonfia a causa dell'infiammazione.
    • Dolore durante la seduta: sedersi può diventare scomodo e doloroso a causa della pressione sulla zona interessata.


Le cause esatte del sinus pilonidalis non sono ancora completamente chiare, ma esistono alcune teorie comuni. Si crede che l'accumulo di peli, combinato con la pressione costante o il trauma alla zona sacrococcigea, possa contribuire allo sviluppo della cisti. Inoltre, la genetica può giocare un ruolo, poiché la condizione sembra essere più comune in individui con parenti affetti.

Il trattamento del sinus pilonidalis può variare in base alla gravità dei sintomi. Le opzioni di trattamento includono:

  • Drenaggio dell'ascesso: Se si verifica un ascesso, il medico può drenarlo per alleviare il dolore e l'infiammazione.
  • Pulizia e medicazione della ferita: In alcuni casi, una pulizia regolare e una medicazione della zona interessata possono essere sufficienti per favorire la guarigione.
  • Escissione chirurgica: Nei casi più gravi o ricorrenti, può essere necessario rimuovere chirurgicamente la cisti o il tessuto circostante. Questo intervento è noto come escissione di Karydakis o escissione aperta, a seconda della tecnica utilizzata.
  • Trattamenti minimamente invasivi: In alternativa, alcune persone possono beneficiare di procedure minimamente invasive, come la chiusura con sutura o il laser.


Se si è inclini a sviluppare un sinus pilonidalis o si è stati precedentemente trattati per questa condizione, alcune precauzioni possono aiutare a prevenirne la ricomparsa. Queste includono:

  • Mantenere la zona pulita e asciutta.
  • Evitare di rimuovere i peli con la ceretta o altri metodi aggressivi nella zona sacrococcigea.
  • Ridurre la pressione e il trauma nella zona durante l'attività fisica o la seduta prolungata.
     

In sintesi, la gestione varia in base alla gravità dei sintomi e può richiedere interventi chirurgici o trattamenti meno invasivi. La prevenzione gioca un ruolo importante nella gestione a lungo termine di questa condizione. Se si sospetta di avere un sinus pilonidalis, è importante consultare un medico per una valutazione e un piano di trattamento appropriato.

Prof. Massimiliano Varriale

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Wed, 4 Oct 2023 12:36:28 +0000 https://www.proctologia.biz/post/115/sinus-pilonidale-seno-pilonidale-che-cosa-㨠info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
La cisti sacrococcigea https://www.proctologia.biz/post/123/la-cisti-sacrococcigea

La cisti sacrococcigea è una delle patologie più frequenti di questi nostri tempi. Sai in cosa consiste e come si cura?

 

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Mon, 2 Oct 2023 19:40:10 +0000 https://www.proctologia.biz/post/123/la-cisti-sacrococcigea info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
La stipsi e la corretta evacuazione https://www.proctologia.biz/post/113/la-stipsi-e-la-corretta-evacuazione

Hai mai sofferto di problemi legati all'evacuazione? Ecco qualche piccolo consiglio!

 

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Fri, 22 Sep 2023 20:34:56 +0000 https://www.proctologia.biz/post/113/la-stipsi-e-la-corretta-evacuazione info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Ipnosi: l’approccio è scientifico, non si tratta di magia o spettacolo https://www.proctologia.biz/post/114/ipnosi-l’approccio-ã¨-scientifico-non-si-tratta-di-magia-o-spettacolo

Siamo sicuri di conoscere veramente l’ipnosi?

Magia, teatralità, persone incapaci di controllare i propri pensieri e il proprio corpo che sono indotte dall’ipnoterapeuta a fare di tutto.

Nulla di tutto questo si può definire ipnosi o, perlomeno, non si tratta di ipnosi clinica e scientifica.

L’ipnosi, utilizzata da professionisti, consente ai pazienti di dialogare con il proprio inconscio e, al tempo stesso con il terapeuta.

Benessere, quindi, qualcosa di distante da show e spettacolo.

 

Una pratica antichissima

L’ipnosi è una disciplina che affonda le sue radici nel passato, la sua storia potrebbe quasi essere definita ‘millenaria‘.

Nell’antichità veniva praticata anche per scopi magici o rituali.

Infatti, la maggior parte di noi, pensando all’ipnosi ha proprio un’idea simile: magia, esoterismo, comportamenti indotti.

L’ipnosi, con il passare degli anni, è stata resa teatrale e spettacolare da individui che hanno storpiato il vero significato della disciplina.

Tuttavia, la teatralità che si è diffusa attorno a questa pratica ha ben poco di scientifico.

 

Ipnosi tradizionale e ipnosi ericksoniana

Per comprendere l’ipnosi, in generale, dobbiamo partire dal concetto di trance ipnotica.

La nostra attenzione, solitamente viaggia su un piano ‘corporeo’ di pensieri coscienti. La trance ipnotica, invece, consente all’individuo di guardarsi all’interno.

Tutti, indistintamente, abbiamo provato questa sensazione.

Vi è mai capitato, mentre stavate parlando con qualcuno, di sentire una musica a voi cara che generava in voi emozioni di diversa natura? L’attenzione verso il vostro interlocutore, a quel punto, risultava sempre più difficile e poco lineare. Questo perchè la nostra attenzione si ‘sdoppiava’ all’esterno (per ascoltare le parole) e all’interno (con il riaffiorare delle emozioni).

Ancora una distinzione.

L’ipnosi tradizionale è direttiva, la sua applicazione segue protocolli fissi e uguali quasi per tutte le persone. Il rapporto tra terapeuta e paziente è profondamente asimmetrico.

Con ipnosi ericksoniana, invece, si intende l’approccio teorico e pratico offerto da Milton Erickson, psichiatra e psicoterapeuta statunitense del ‘900.

Questa pratica, all’interno di un contesto scientifico e di continua sperimentazione, perde l’aspetto spettacolare e manipolatorio che caratterizzava la vecchia ipnosi, per restituire potere alla persona, alle sue risorse e alla relazione con l’ipnoterapeuta”, spiega Nicoletta Gava, psicologa e psicoterapeuta.

Il rapporto diventa così un legame intenso e di profonda collaborazione, in cui l’ipnoterapeuta – esperto del metodo – aiuta la persona a osservarsi e riconoscersi per le capacità e peculiarità che le sono proprie, tra cui, appunto, la capacità di entrare in stato di trance.

Il terapeuta lascia che il suo inconscio entri in contatto con quello del paziente, facendosi guidare e cercando di conoscere la persona che ha davanti, i suoi problemi e le sue esigenze.

Erickson, infatti, descrive l’inconscio come un luogo in cui vi sono le esperienze di vita (anche quelle dimenticate), capacità e potenzialità di ogni individuo. Non deve stupire che l’ipnosi ericksoniana porti le persone a scoprire lati creativi che non avrebbero mai immaginato di possedere”, continua Gava.

Erano già li, silenti, e aspettavano semplicemente di poter emergere.

 

Ipnosi ericksoniana e comunicazione

L’idea di base è che gli individui possano sviluppare problemi psicologici a causa dei propri schemi interpretativi della realtà, maladattivi e limitanti in quanto formatisi in seguito a un apprendimento disfunzionale e rigido.

Questa rigidità impedisce alla persona di conoscere e utilizzare le proprie capacità con il massimo vantaggio.

L’obiettivo della trance ipnotica consiste proprio nello sciogliere queste limitazioni apprese, proprie dei normali schemi di riferimento del paziente, e permettere che le ampie riserve delle loro potenzialità inconsce agiscano risolvendo il problema.

Anche per questo motivo, comunicazione e linguaggio giocano un ruolo fondamentale.

Facciamo un semplice esempio.

Un bambino si è appena rotto un braccio e i genitori lo portano in ospedale.

Un medico, guardando il bambino che si lamenta, gli dice:” Dai che non ti sei fatto nulla! Sei un ometto, non piangere, fai vedere ai tuoi genitori che sei grande”. Un altro dottore, invece:” Sono sicuro che tu stia provando un gran dolore in questo momento, ma per fortuna i tuoi genitori ti hanno portato da noi e saremo in grado di farti stare meglio tra pochissimo”.

Due diversi approcci, due diversi messaggi recepiti dal bambino.

La comunicazione ipnotica tra terapeuta e ‘paziente’, può seguire questa traccia.

 

A cosa serve l’ipnosi ericksoniana

Nell’ipnosi ericksoniana, il processo per mezzo del quale l’ipnoterapeuta induce l’ipnosi nel soggetto ipnotizzato è frutto dell’interazione tra paziente e ipnoterapeuta attraverso l’uso dei modelli linguistici, di osservazioni delle posture dell’interlocutore e di un uso particolare della voce, in modo da recuperare in una conversazione normale gli stati di trance dei suoi interlocutori, inducendoli in una trance ipnotica atta a realizzare un cambiamento terapeutico.

L’ascolto del paziente e l’osservazione del suo stile comunicativo, possono essere utili per indurre uno stato di trance ipnotica in modo del tutto naturale.

L’uso terapeutico dell’ipnosi ericksoniana è prevalentemente rivolto al controllo del dolore (in medicina, in psicologia clinica e in odontoiatria) e delle emozioni negative (disturbi d’ansiaattacchi di panico, rabbie, tristezze, dipendenze).

“Solitamente i miglioramenti sono visibili in poco tempo. Per esempio, per  le persone che faticano a gestire l’ansia è possibile apprendere la tecnica dell’autoipnosi, con la quale è possibile portare avanti la propria giornata lavorativa e contemporaneamente concentrarsi sulla gestione del proprio stato d’animo ‘interno'”, aggiunge Gava.

 

Ipnosi e proctologia

Tra ipnosi e proctologia (studio delle malattie a carico del colon-retto e ano) esiste un legame molto significativo: attraverso l’ipnosi è possibile eseguire, con il consenso del paziente, la visita proctologica con conseguente diagnosi e istituzione del corretto percorso terapeutico in condizioni dove, a causa del dolore, è difficile per il paziente stesso sottoporsi a visita“, spiega Massimiliano Varriale, medico chirurgo specializzato in proctologia.

L’ipnosi medica si prefigge lo scopo di migliorare il benessere del paziente. Si possono usare le parole per indurre benessere e istruire il paziente ad affrontare meglio la sua malattia, o sintomo, o esame strumentale, o intervento chirurgico, consapevolmente.

Il rapporto tra medico e paziente diventa allora la chiave di volta della comunicazione: la parola, come farmaco, evoca in chi ascolta, empatia, fiducia e speranza di poter vedere modificato in meglio un proprio malessere, legando gli attori in una relazione appunto paritaria e fiduciaria.

L’ipnosi, come nel caso del Dott. Varriale, è stata indotta in pazienti che avevano il terrore di sottoporsi alla visita.

L’anamnesi (raccolta delle informazioni del paziente) ha permesso al proctologo ipnologo di raccogliere al tempo stesso sia i dati clinici per l’inquadramento clinico del caso, sia di raccogliere tutte quelle informazioni preziose circa le caratteristiche intrinseche, emozionali e psicologiche del paziente tali da determinare la costruzione di un rapporto di fiducia.

La trance ipnotica applicata durante una visita proctologica presenta numerosi vantaggi.

Riduce i tempi di attesa per formulare una corretta diagnosi, riduce lo stress nel paziente, aumenta la fiducia nel medico e riduce i costi legati all’operazione, da eseguire altrimenti in ambulatori attrezzati e in presenza di anestesista.

 

Chi può praticare l’ipnosi in Italia?

L’ipnosi clinica, in Italia, può essere praticata esclusivamente dal personale sanitario autorizzato.

Quindi solo da Medici, Psicologi e Odontoiatri, iscritti, dopo regolare esame di Stato, ai rispettivi Ordini Professionali, e che abbiano conseguito un regolare titolo di studio post laurea presso Scuole di Specializzazione, pubbliche o private, riconosciute dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Articolo originale su ilfont.it

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Tue, 19 Sep 2023 19:29:50 +0000 https://www.proctologia.biz/post/114/ipnosi-l’approccio-ã¨-scientifico-non-si-tratta-di-magia-o-spettacolo info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Prolasso pelvico: soluzioni chirurgiche https://www.proctologia.biz/post/112/prolasso-pelvico-soluzioni-chirurgiche

Conosci i sintomi del prolasso pelvico? Sapevi che la chirurgia robotica mininvasiva può rappresentare oggi la soluzione migliore?

 

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Tue, 12 Sep 2023 20:31:17 +0000 https://www.proctologia.biz/post/112/prolasso-pelvico-soluzioni-chirurgiche info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Anestesia e chirurgia https://www.proctologia.biz/post/104/anestesia-e-chirurgia

Durante un intervento chirurgico, ci sono diversi tipi di anestesia che possono essere utilizzati a seconda delle esigenze del paziente e del tipo di procedura chirurgica. Ecco i principali tipi di anestesia:

Anestesia Generale:

  • Durante l'anestesia generale, il paziente viene reso completamente incosciente e privo di sensazioni.
  • Viene somministrato un mix di farmaci per indurre il sonno e bloccare la percezione del dolore durante l'intervento.
  • Questo tipo di anestesia è comunemente utilizzato per interventi chirurgici complessi o prolungati.

Anestesia Locale:

  • L'anestesia locale viene somministrata in una zona specifica del corpo dove verrà eseguito l'intervento.
  • Il farmaco anestetico blocca temporaneamente la sensibilità nella zona interessata, permettendo al paziente di rimanere cosciente durante l'operazione.
  • Questo tipo di anestesia è comunemente usato per procedure minori e interventi ambulatoriali.

Anestesia Regionale:

  • L'anestesia regionale coinvolge l'iniezione di un anestetico in un gruppo di nervi o intorno a un plesso nervoso per bloccare il dolore in una regione specifica del corpo.
  • Può includere la spinale (anestesia subaracnoidea) o l'epidurale, utilizzate per interventi chirurgici su addome inferiore, bacino, gambe o parti inferiori del corpo.

Anestesia Sedativa (o Monitored Anesthesia Care - MAC):

  • L'anestesia sedativa prevede l'uso di farmaci per alleviare l'ansia e sedare il paziente durante l'intervento chirurgico.
  • Il paziente può essere cosciente e rispondere agli stimoli, ma sarà meno consapevole dell'ambiente circostante e meno sensibile al dolore.

Anestesia Generale Intravenosa (TIVA):

  • Questo tipo di anestesia utilizza solo farmaci somministrati tramite via endovenosa per indurre e mantenere lo stato di anestesia generale.
  • L'anestesia inalatoria, che coinvolge l'uso di gas anestetici, non viene utilizzata in questo caso.

Anestesia Locale con Sedazione:

  • In alcuni casi, può essere utilizzata una combinazione di anestesia locale e sedazione per alleviare il dolore e ridurre l'ansia del paziente.

La scelta del tipo di anestesia dipende da diversi fattori, tra cui la complessità dell'intervento, la salute generale del paziente, le preferenze personali e il parere del chirurgo e dell'anestesista. È importante discutere con il medico responsabile dell'intervento chirurgico per determinare la migliore opzione anestesiologica per il caso specifico.

 

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Fri, 8 Sep 2023 19:37:49 +0000 https://www.proctologia.biz/post/104/anestesia-e-chirurgia info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Chirurgia robotica. Applicazione e vantaggi. https://www.proctologia.biz/post/111/chirurgia-robotica-applicazione-e-vantaggi

Conosci i vantaggi della chirurgia robotica in ambito proctologico? Scopriamolo insieme!

 

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Mon, 28 Aug 2023 20:28:39 +0000 https://www.proctologia.biz/post/111/chirurgia-robotica-applicazione-e-vantaggi info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Emorroidi in vacanza https://www.proctologia.biz/post/110/emorroidi-in-vacanza

Può sembrare una domanda provocatoria ma non lo è: le emorroidi vanno in vacanza?

 

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Mon, 21 Aug 2023 20:25:35 +0000 https://www.proctologia.biz/post/110/emorroidi-in-vacanza info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Affrontare il caldo con una dieta equilibrata: Consigli e suggerimenti per mantenere il benessere durante l’estate https://www.proctologia.biz/post/103/affrontare-il-caldo-con-una-dieta-equilibrata-consigli-e-suggerimenti-per-mantenere-il-benessere-durante-l-estate

L'estate porta con sé giornate calde e soleggiate, ma con temperature elevate e un aumento dell'umidità, è fondamentale prendersi cura del proprio corpo attraverso una dieta adeguata

Mantenere un'alimentazione equilibrata può aiutare a contrastare i rischi di disidratazione e garantire che il nostro organismo funzioni al meglio. In questo articolo, esploreremo l'effetto del caldo sul corpo umano e forniremo utili suggerimenti per una dieta estiva che ci aiuterà a stare al fresco e idratati.

Quando la temperatura esterna aumenta, il nostro corpo cerca di regolare la temperatura interna attraverso la sudorazione. Questo processo di raffreddamento può portare alla perdita di liquidi e sali minerali essenziali, aumentando il rischio di disidratazione. La disidratazione può causare stanchezza, vertigini, mal di testa e compromettere le prestazioni cognitive e fisiche.

Bere abbastanza acqua durante i giorni caldi è essenziale per mantenere il corpo ben idratato. Si consiglia di bere almeno 8-10 bicchieri di acqua al giorno, ma questa quantità può aumentare in base al livello di attività fisica e alla sudorazione. È fondamentale bere frequentemente durante la giornata, anche quando non si avverte sete, per prevenire la disidratazione.

Durante l'estate, è possibile rinfrescare il corpo attraverso una dieta ricca di alimenti freschi e idratanti. Frutta come anguria, melone, cetriolo, e verdure a foglia verde sono ricchi di acqua e nutrienti. Durante i giorni caldi, è meglio evitare cibi piccanti e pesanti, poiché richiedono una maggiore energia per essere digeriti e possono contribuire a un aumento della temperatura corporea. Riduci anche il consumo di bevande gassate, alcol e bevande zuccherate, in quanto possono aumentare il rischio di disidratazione.

  • Mangia pasti più leggeri e frequenti per facilitare la digestione e mantenere stabili i livelli di energia.
  • Opta per cucinare a vapore, grigliare o preparare cibi freddi, riducendo il ricorso a metodi di cottura che richiedono un'alta temperatura.
  • Prepara gustosi smoothie con frutta fresca e yogurt per un'alternativa rinfrescante e nutriente.

Seguire una dieta equilibrata durante l'estate può apportare numerosi benefici per la salute. Oltre a mantenerci idratati, una dieta ricca di frutta e verdura può fornire importanti antiossidanti e sostanze nutritive che supportano il sistema immunitario e la salute del cuore. Inoltre, un'alimentazione bilanciata può aiutare a mantenere un peso corporeo sano e prevenire problemi di salute correlati all'alimentazione.

Durante i mesi estivi, proteggere il nostro corpo dalle alte temperature è fondamentale per il benessere generale. Mantenere una dieta equilibrata e idratarsi adeguatamente ci aiuterà a stare al fresco e a fronteggiare il caldo con successo. Ricorda di seguire una dieta ricca di frutta e verdura fresca, evitando cibi pesanti e zuccherati, e bere abbastanza acqua per restare idratati durante tutta l'estate.

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Mon, 14 Aug 2023 16:00:37 +0000 https://www.proctologia.biz/post/103/affrontare-il-caldo-con-una-dieta-equilibrata-consigli-e-suggerimenti-per-mantenere-il-benessere-durante-l-estate info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Tecnica chirurgica unica per la patologia emorroidaria? https://www.proctologia.biz/post/109/tecnica-chirurgica-unica-per-la-patologia-emorroidaria

Esiste una tecnica chirurgica unica per la patologia emorroidaria? Scopriamolo insieme!

 

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Thu, 10 Aug 2023 20:22:04 +0000 https://www.proctologia.biz/post/109/tecnica-chirurgica-unica-per-la-patologia-emorroidaria info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Affrontare la stipsi cronica: Cause, sintomi, trattamenti e stile di vita https://www.proctologia.biz/post/102/affrontare-la-stipsi-cronica-cause-sintomi-trattamenti-e-stile-di-vita

La stipsi cronica è un disturbo comune che colpisce molte persone in tutto il mondo. Caratterizzata da movimenti intestinali infrequenti e difficoltà nell'evacuazione delle feci, questa condizione può causare disagio e ridurre la qualità di vita del paziente. In questo articolo, esploreremo le cause, i sintomi, i trattamenti e gli approcci di stile di vita per affrontare la stipsi cronica in modo efficace.

La stipsi cronica è definita quando una persona ha difficoltà a svuotare l'intestino regolarmente per almeno tre mesi. Le cause possono variare da persona a persona, ma alcune delle più comuni includono:

  • Scarsa assunzione di fibre: Una dieta povera di fibre può portare a feci indurite e difficoltà nell'evacuazione.
  • Scarso apporto di liquidi: La disidratazione può causare feci secche e difficoltà nel passaggio attraverso l'intestino.
  • Stile di vita sedentario: L'attività fisica può favorire il corretto funzionamento dell'intestino, mentre la mancanza di movimento può contribuire alla stipsi.
  • Farmaci: Alcuni farmaci, come alcuni antidolorifici e antidepressivi, possono causare stipsi come effetto collaterale.
  • Disturbi intestinali: Problemi come il colon irritabile o le sindromi da intestino irritabile possono essere associati a stipsi cronica.

I sintomi della stipsi cronica possono variare da lievi a gravi e includono:

  • Movimenti intestinali infrequenti (meno di tre volte a settimana).
  • Sensazione di incompletezza durante l'evacuazione.
  • Feci secche, dure e difficili da espellere.
  • Gonfiore e disagio addominale.
  • Sensazione di malessere generale.

Il trattamento della stipsi cronica dipende dalla causa sottostante e dalla gravità dei sintomi. Alcuni dei trattamenti comuni includono:

  • Cambiamenti nella dieta: Aumentare l'assunzione di fibre attraverso frutta, verdura, cereali integrali e legumi può migliorare la regolarità intestinale.
  • Aumento dell'idratazione: Bere abbastanza acqua aiuta a mantenere le feci morbide e facilita il passaggio attraverso l'intestino.
  • Attività fisica: Fare esercizio regolarmente può aiutare a stimolare il movimento intestinale e prevenire la stipsi.
  • Farmaci lassativi: In alcuni casi, il medico può prescrivere lassativi per alleviare temporaneamente la stipsi.
  • Modifiche del farmaco: Se la stipsi fosse causata da farmaci, il medico potrebbe modificare la terapia o suggerire alternative.

Oltre ai trattamenti medici, alcuni cambiamenti nello stile di vita possono aiutare a gestire la stipsi cronica:

  • Creare una routine: Adottare un orario fisso per i movimenti intestinali può aiutare a stimolare l'azione regolare dell'intestino.
  • Ridurre lo stress: Lo stress può influenzare il normale funzionamento dell’intestino; quindi, praticare tecniche di rilassamento può essere utile.
  • Ascoltare il corpo: Rispondere tempestivamente al bisogno di andare in bagno può prevenire la compattazione delle feci.

La stipsi cronica è un disturbo comune che può causare disagio e compromettere la qualità di vita. Capire le cause sottostanti e adottare un approccio globale che includa cambiamenti nella dieta, nell'idratazione e nello stile di vita può aiutare a gestire efficacemente la stipsi cronica. In caso di persistenza dei sintomi o gravi difficoltà, è essenziale consultare un medico per una valutazione e un trattamento appropriati.

 

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Mon, 7 Aug 2023 16:00:15 +0000 https://www.proctologia.biz/post/102/affrontare-la-stipsi-cronica-cause-sintomi-trattamenti-e-stile-di-vita info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
L’ipnosi al servizio delle discipline proctologiche https://www.proctologia.biz/post/108/l-ipnosi-al-servizio-delle-discipline-proctologiche

Sai che è possibile utilizzare l'ipnosi in ambito proctologico? Scopriamolo insieme!

 

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Tue, 25 Jul 2023 20:17:47 +0000 https://www.proctologia.biz/post/108/l-ipnosi-al-servizio-delle-discipline-proctologiche info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Il Dolore Addominale https://www.proctologia.biz/post/100/il-dolore-addominale

Il dolore addominale può essere riferito a numerose patologie. 

Può avere origine in una qualsiasi struttura dell’addome (compreso torace e bacino) o della parete addominale. Si divide in dolore addominale acuto o cronico.

Il dolore addominale è un sintomo comune di numerose malattie per questo è indicato rivolgersi ad uno specialista se presente.

Si definisce dolore addominale cronico, un dolore che è presente da oltre tre mesi. Se è costante si dice cronico se va e viene è definito ricorrente. 

E’ importante che un medico visiti il paziente in modo da poter identificare i disturbi tipici che provocano tale dolore. 

Quando il dolore addominale interessa soggetti che presentano abitudini intestinali alterate, si parla di sindrome dell’intestino irritabile

Il dolore provoca gravi problematiche alla qualità di vita del soggetto

I nervi del tratto digerente e l’asse cervello-intestino possono diventare ipersensibili a sensazioni che nella maggior parte delle persone non provocano fastidio.

Fattori genetici, stress quotidiani, situazioni sociali e disturbi mentali sottostanti (depressione, ansia) possono tutti contribuire al dolore. Il dolore addominale cronico, nei bambini, può essere correlato a stress, intolleranza al lattosio, in tali casi, abuso su minori. 

La valutazione dello specialista deve essere volta a stabilire se si tratta di dolore funzionale o se è causato da un disturbo, un farmaco o tossina. Non è facile questa differenziazione. 

Può essere accompagnato da segnali d’allarme come: febbre, perdita di appetito e peso, dolore che fa svegliare nella notte, sangue nel vomito, nelle feci o nelle urine, episodi gravi o frequenti di vomito o diarrea, ittero, gonfiore dell’addome e/o degli arti, difficoltà di deglutizione. 

Se il dolore è accompagnato da uno di questi segnali è indicato rivolgersi immediatamente ad un medico.

Lo specialista pone all’utente domande su sintomi e sulla sua storia personale. Esegue l’esame obiettivo e suggerirà una causa del dolore e gli eventuali ulteriori esami e/o accertamenti da effettuare. 

Il medico interroga il paziente su attività che attenuano o peggiorano il dolore, abitudini alimentari, dieta ed eventuali altri sintomi. 

L’esame obiettivo è centrato, in particolare, sull’addome. Il medico può prescrivere un’analisi delle feci per l’eventuale presenza di sangue. Nelle donne si può procedere anche ad esplorazione pelvica. 

Non vi sono test specifici per il dolore addominale è lo specialista che in base alla propria valutazione decide. Può essere, in genere, valutata funzionalità epatica, renale e pancreatica. 

Per i soggetti con fattori di rischio per il cancro del colon è raccomandata la colonscopia

Ulteriori accertamenti sono eseguiti sulla base dei risultati dell’anamnesi e dell’esame obiettivo. 

Il trattamento per il dolore addominale dipende dalla causa e dai sintomi. 

Il dolore addominale acuto è quasi sempre sintomo di una patologia intra-addominale. Può essere l’unico indicatore della necessità di un trattamento chirurgico e deve essere rapidamente inquadrato. 

Il termine addome acuto si riferisce ad un quadro sintomatologico addominale di gravità tale da richiedere o suggerire un trattamento chirurgico. E’ lo specialista a valutarlo. 

Dolore viscerale proviene dai visceri addominali, che sono innervati da fibre del sistema nervoso autonomo e sono sensibili alla distensione e alla contrazione muscolare. Il dolore viscerale tipicamente è vago, sordo e accompagnato da nausea. E’ difficile da localizzare.

Il dolore somatico proviene dal peritoneo parietale, innervato da nervi somatici a loro volta sensibili all’irritazione provocata da processi infettivi, chimici o altre cause infiammatorie. Di solito è ben localizzato.

Il dolore riferito è il dolore percepito a distanza dalla sua origine e deriva dalla convergenza di fibre nervose a livello del midollo spinale. Ad esempio dolore scapolare dovuto a colica biliare. 

E’ necessaria sempre un’anamnesi farmacologica dettagliata riguardante prescrizioni ed utilizzo di farmaci che possono causare disturbi gastrointestinali. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 3 Jul 2023 16:00:35 +0000 https://www.proctologia.biz/post/100/il-dolore-addominale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Prevenire le emorroidi durante la gravidanza: uno studio clinico multicentrico randomizzato https://www.proctologia.biz/post/98/prevenire-le-emorroidi-durante-la-gravidanza-uno-studio-clinico-multicentrico-randomizzato

Le emorroidi sono descritte come l'anormale spostamento verso il basso dei cuscini anali che causa la dilatazione venosa. I principali sintomi riportati causati dalle emorroidi sono bruciore, prurito, dolore perianale e sanguinamento. Questa condizione è particolarmente diffusa in gravidanza, principalmente durante il terzo trimestre e il periodo post-parto. Alcuni studi clinici hanno riportato l'incidenza di emorroidi, variando da circa il 15% al 41%, o addirittura raggiungendo l'85% in alcune delle popolazioni con la tendenza ad essere più comune con l'aumento dell'età.

Diversi fattori fisiologici sono noti per provocare emorroidi in gravidanza:

  • L'aumento del volume del sangue circolante e l'aumento della pressione intra addominale a causa dell'allargamento dell'utero, causano la stasi venosa nella regione perianale. 
  • L’ormone della gravidanza progesterone tende a rilassare la muscolatura liscia non solo nelle pareti venose ma anche nell'intestino, causando una ridotta motilità e ulteriore stitichezza. 

Alcuni di questi fattori sono stati riconosciuti in diversi studi prospettici: 

  • La storia personale della malattia perianale, lo sforzo durante il parto per più di 20 minuti, il peso alla nascita del neonato > 3800 g e la stitichezza sono fattori di rischio indipendenti per le emorroidi e le ragadi anali. 
  • La stitichezza e la storia di problemi anali sono fattori di rischio significativi per lo sviluppo della malattia perianale durante la gravidanza.

Sebbene la stitichezza sia uno dei fattori di rischio modificabili più noti fortemente associati allo sviluppo di emorroidi durante la gravidanza, la letteratura su questo argomento è scarsa. 

Lo studio Prevenire le emorroidi durante la gravidanza: uno studio clinico multicentrico randomizzato. BMC Gravidanza Parto. 2022 ha dimostrato come prevenire le emorroidi in gravidanza confrontando specifiche raccomandazioni dietetiche e comportamentali. Lo studio randomizzato, in singolo cieco, multicentrico è stato condotto in tre diversi centri clinici. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale in due gruppi in un rapporto di 1: 1. L'intervento consisteva in una consulenza dietetica e comportamentale specifica. L'esito primario di questo studio era il tasso di emorroidi al momento della dimissione dall'unità di ostetricia. 

Le donne all'inizio della gravidanza (meno di 12 settimane di gestazione) sono state informate dello studio. Se hanno mostrato interesse a partecipare, sono stati sottoposti a screening per l'idoneità. Lo studio è stato approvato dal Comitato regionale di bioetica.

L'intervento di studio è stato progettato utilizzando le seguenti linee guida e raccomandazioni. Durante la prima visita, ogni donna del gruppo di intervento ha ricevuto una consultazione personale strutturata di 30 minuti con istruzioni scritte di raccomandazioni dietetiche e comportamentali. Alle donne è stato consigliato di:

  • Mangiare a intervalli di tempo regolari
  • Consumare almeno 1,5 L di liquidi
  • Evitare il cibo, che provoca stitichezza
  • Consumare un cucchiaio di crusca e 2-5 prugne al giorno
  • Consumare circa 300 g di frutta, 500 g di verdura e 30 g di noci al giorno
  • Esercizio fisico e / o camminata ogni giorno 30-60 minuti, 3-5 volte a settimana. 
  • Inoltre, c'erano raccomandazioni specifiche per la defecazione: 
    • Non ignorare la voglia di defecare
    • Trascorri meno di 3 minuti sul comò
    • Tentare di defecare 30-40 minuti dopo aver mangiato e al mattino
    • Lavaggio dopo il movimento intestinale. 
    • Raccomandazioni di intervento dettagliate complete sono fornite come materiale supplementare. 

Le donne nel gruppo di controllo hanno ricevuto attività fisica standardizzata e approvata a livello nazionale e raccomandazioni dietetiche per le donne incinte.

L'esito primario di questo studio era il tasso di emorroidi al momento della dimissione dall'unità di ostetricia. L'esito è stato valutato da un ginecologo che è rimasto cieco al gruppo di assegnazione dei pazienti. 

Lo studio clinico dimostra che un intervento di consulenza, volto a modificare le abitudini alimentari e comportamentali, può ridurre significativamente il tasso di emorroidi in gravidanza. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 26 Jun 2023 16:00:56 +0000 https://www.proctologia.biz/post/98/prevenire-le-emorroidi-durante-la-gravidanza-uno-studio-clinico-multicentrico-randomizzato info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Il prolasso pelvico https://www.proctologia.biz/post/97/il-prolasso-pelvico

Il prolasso pelvico comporta la discesa (prolasso) della vescica, dell’uretra, dell’intestino tenue, del retto, dell’utero o della vagina a causa della debolezza o di una lesione dei legamenti, del tessuto connettivo e dei muscoli della pelvi.

  • Le donne possono avvertire una pressione che provoca la sensazione che qualcosa protruda fuori dalla vagina o di essere sedute su una palla, un senso di pienezza nella pelvi o problemi di minzione o di evacuazione.
  • La visita ginecologica si svolge mentre la donna è sotto sforzo in modo da rendere più evidenti le anomalie.
  • Gli esercizi dei muscoli pelvici e i pessari possono risultare utili, ma spesso è necessario intervenire chirurgicamente.

Il prolasso degli organi pelvici colpisce solo le donne e diventa più comune con l’avanzare dell’età. Nell’arco della vita, circa 1 donna su 11 necessita di un intervento chirurgico per prolasso degli organi pelvici.

Questa struttura è formata da una rete di muscoli, legamenti e tessuti, simili a un’amaca, posti a sostegno degli organi pelvici: utero, vagina, vescica, uretra e retto. Se i muscoli si indeboliscono oppure i legamenti o i tessuti si rilassano o vengono danneggiati, gli organi pelvici o l’intestino tenue possono scendere e protrudere dalla vagina. Se il disturbo è grave, gli organi possono protrudere all’esterno del corpo attraverso la vagina.

Il prolasso degli organi pelvici di solito è la conseguenza di un insieme di fattori. Quelli che contribuiscono di solito allo sviluppo di questo disturbo sono i seguenti:

  • Il parto, specie se naturale
  • L’obesità
  • Una lesione, per esempio durante l’isterectomia (rimozione dell’utero) o un’altra procedura chirurgica
  • Invecchiamento
  • Fare spesso cose che aumentano la pressione nell’addome, come sforzarsi durante l’evacuazione o sollevare oggetti pesanti
  • Età 
  • Eccessiva magrezza
  • Malattie che indeboliscono i tessuti connettivi 

La gravidanza e il parto naturale possono indebolire o stirare alcune delle strutture di supporto della pelvi. Il prolasso degli organi pelvici è più comune nelle donne che hanno avuto vari parti vaginali; il rischio aumenta a ogni parto. Lo stesso parto può danneggiare i nervi, con conseguente indebolimento muscolare. Il rischio di sviluppare un prolasso degli organi pelvici si riduce con il parto cesareo rispetto al parto vaginale. Con l’età le strutture di sostegno nella pelvi possono indebolirsi, rendendo più probabile lo sviluppo di prolasso d’organo. Anche l’isterectomia può indebolire le strutture della pelvi, aumentando il rischio di prolasso degli organi pelvici. Fattori meno comuni che possono contribuire al prolasso di un organo pelvico includono disturbi che aumentano la pressione nell’addome e quindi sugli organi pelvici, come l’accumulo di liquido nell’addome (ascite), tumori nell’addome e malattie polmonari croniche. Possono contribuire anche disturbi dei nervi del pavimento pelvico e patologie del tessuto connettivo. (Il tessuto connettivo è il tessuto resistente, spesso fibroso, presente in quasi tutti gli organi, inclusi i muscoli, e che fornisce supporto ed elasticità.) Alcune donne presentano difetti congeniti in questa zona oppure nascono con tessuti pelvici deboli.

 

Tipi e sintomi

Il prolasso pelvico si manifesta in particolare con sintomi quali perdita di urina a seguito di sforzi e la comparsa o l’aggravamento della stitichezza. Si possono inoltre verificare:

  • Dolori durante i rapporti sessuali
  • Cistiti ricorrenti
  • Prolasso emorroidario

I diversi tipi di prolasso degli organi pelvici prendono il nome dall’organo interessato.

  • La parete posteriore della vagina: prolasso del retto (rettocele) o dell’intestino tenue (enterocele)
  • La parete anteriore della vagina: prolasso della vescica (cistocele) o dell’uretra (uretrocele)
  • La parte superiore della vagina: prolasso vaginale (apicale)
  • L’utero: prolasso uterino

Spesso, sono presenti contemporaneamente più tipi. In tutti i tipi, il sintomo più comune è una sensazione di pesantezza, pienezza o pressione nella zona della vagina. Una donna può avere una sensazione come se fosse seduta su una palla o che utero, vescica o retto stiano sporgendo o uscendo fuori dalla vagina.

I sintomi tendono a manifestarsi quando la donna è in piedi, fa sforzi o tossisce, mentre scompaiono quando si distende e si rilassa. In alcuni casi, il rapporto sessuale è doloroso. Le forme lievi possono rimanere asintomatiche fino all’età avanzata. Il prolasso del retto (rettocele), dell’intestino tenue (enterocele), della vescica (cistocele) e dell’uretra (uretrocele) sono particolarmente inclini a verificarsi contemporaneamente. Uretrocele e cistocele si verificano quasi sempre insieme.

Spesso i danni al pavimento pelvico possono interessare le vie urinarie. Di conseguenza le donne che presentano un prolasso degli organi pelvici spesso hanno difficoltà a controllare le urine, che fuoriescono involontariamente (incontinenza urinaria) o problemi a svuotare completamente la vescica (ritenzione urinaria).

I medici riescono generalmente a diagnosticare il prolasso degli organi pelvici con l’esame pelvico utilizzando uno speculum (uno strumento che divarica le pareti vaginali). 

Alla donna viene chiesto di spingere in basso (come per evacuare) o di tossire. L’esame può essere eseguito in posizione eretta con un piede su uno sgabello. La pressione sulla pelvi esercitata dalla spinta verso il basso, dalla tosse e/o dalla posizione eretta rende più evidente il prolasso degli organi pelvici.

Il Trattamento del prolasso degli organi pelvici dipende dai sintomi della donna. Bisogna infatti distinguere tra casi lievi e più gravi. I casi lievi possono essere gestiti con la riabilitazione del pavimento pelvico, talvolta associata a un trattamento chirurgico. I casi più gravi richiedono interventi chirurgici minimamente invasivi per ripristinare anatomia e funzione dell’area pelvi-perineale. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 22 Jun 2023 16:00:08 +0000 https://www.proctologia.biz/post/97/il-prolasso-pelvico info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Trattamento chirurgico del prolasso rettale nell’era laparoscopica https://www.proctologia.biz/post/96/trattamento-chirurgico-del-prolasso-rettale-nell’era-laparoscopica

Il prolasso rettale è definito come una sporgenza dell'intero spessore del retto attraverso il canale anale. Quando la parete rettale è prolassata ma non sporge attraverso l'ano, si chiama prolasso rettale interno o intussuscezione rettale. Il prolasso della mucosa, in cui vi è sporgenza solo della mucosa rettale o anale, dovrebbe essere distinto dal prolasso rettale a tutto spessore. L'eziologia definitiva non è chiara. Alcuni hanno ipotizzato che un'intussuscezione del retto a 6-8 cm dal bordo anale sia il punto precedente da cui ha avuto origine il prolasso.

Le donne sono più comunemente colpite; Il rapporto femmina/maschio è di circa 10:1. L'incidenza nella popolazione femminile raggiunge il picco nella settima decade, con il 50% delle pazienti di sesso femminile di età superiore ai 70 anni. Sebbene si pensi comunemente che il prolasso rettale sia una conseguenza della multiparità, circa un terzo delle pazienti di sesso femminile con prolasso rettale sono nullipare.

I pazienti con prolasso rettale hanno vari sintomi come incontinenza anale, stitichezza, secrezione di muco ed emorragia. Circa il 50-75% dei pazienti con prolasso rettale riferisce incontinenza fecale e dal 25% al 50% dei pazienti riferisce stitichezza. L'incontinenza può essere spiegata dalla presenza del prolasso, che porta all'allungamento cronico dello sfintere, e dalla continua stimolazione del riflesso inibitorio rettoanale da parte del tessuto prolasso. 

I pazienti con incontinenza hanno spesso una neuropatia pudendo con conseguente debolezza dello sfintere esterno. La stitichezza può derivare dall'intussuscezione del retto, che porta a restringere il lume intestinale e creare un blocco, che si deteriora con eccessivo sforzo e dismotilità del colon. L'emorragia si verifica frequentemente quando il retto prolasso non viene ripristinato. Il prolasso degli organi pelvici, incluso il prolasso della vescica, il prolasso uterino o il rettocele, può anche essere combinato.

Lo scopo del trattamento è eliminare il prolasso, correggere le anomalie funzionali associate all'incontinenza o alla stitichezza e prevenire la disfunzione intestinale de novo

Questo obiettivo può essere raggiunto con: fissazione del retto all'osso sacro e / o resezione o plicazione dell'intestino ridondante

L'approccio può essere transanale/perineale o transaddominale. Le operazioni addominali sembrano comportare tassi di recidiva più bassi rispetto alla procedura perineale, ma una revisione sistematica del database Cochrane che ha confrontato 1.007 pazienti in 15 studi randomizzati controllati non ha riportato differenze significative nei tassi di recidiva tra i due approcci. 

Recentemente, un approccio addominale tramite laparoscopia è emerso come uno strumento efficace per il trattamento del prolasso rettale. Studi precedenti hanno suggerito che la chirurgia laparoscopica ha molti vantaggi a breve termine rispetto alla chirurgia aperta, tra cui:

  • meno dolore e perdita di sangue
  • degenze ospedaliere più brevi
  • recupero più rapido.

Una meta-analisi della letteratura che confronta la rettopessi laparoscopica con la riparazione aperta non ha mostrato alcuna differenza statistica nella recidiva, nell'incontinenza o nella stitichezza tra i due gruppi. 

 

Procedure addominali laparoscopiche

Le procedure addominali, sia laparoscopiche che aperte, differiscono principalmente nell'estensione della mobilizzazione rettale, nei metodi utilizzati per la fissazione rettale e nella resezione sigmoidea aggiuntiva.

 

Rettopessi di sutura laparoscopica (LSR)

Questo metodo include una mobilizzazione completa del retto fino al livello dei muscoli elevatori. Il retto viene quindi fissato al promontorio sacrale utilizzando punti di sutura o graffette. La dissezione posteriore provoca cicatrici e fibrosi che mantengono il retto fisso in una posizione elevata. Nella letteratura esaminata, non è stata riportata mortalità e i tassi di recidiva variavano dallo 0% al 12%, con la maggior parte delle segnalazioni che mostrano un miglioramento dell'incontinenza fecale. L'impatto della LSR sulla stitichezza è stato variabile, con diversi studi che hanno mostrato miglioramenti, aggravamenti o nessun effetto sulla stitichezza. È stata riportata costipazione di nuova insorgenza nello 0-17% dei pazienti. Il peggioramento o la nuova insorgenza della stitichezza può essere attribuito alla divisione dei nervi efferenti nei legamenti laterali e alla successiva denervazione autonomica.

 

Retipessi

L'inserimento di una rete durante l'esecuzione della rettopessi viene comunemente eseguito, supponendo che questo materiale induca più adesione e fibrosi rispetto alla rettopessi di sutura. I materiali utilizzati includono reti sintetiche non assorbibili e reti riassorbibili. La rete può essere posizionata anteriormente, posteriormente, lateralmente o attorno al retto.

 

Rettopessi laparoscopica a rete anteriore (Ripstein)

La rettopessi a maglia anteriore fu descritta per la prima volta da Ripstein nel 1952. Dopo la completa mobilizzazione del retto, l'innesto viene posizionato attorno alla parete rettale anteriore e suturato al promontorio. Ci sono solo due casi clinici su questa procedura che utilizza un approccio laparoscopico 

 

Rettopessi laparoscopica a rete laterale (Orr-Loygue)

Questa procedura comporta la completa mobilitazione del retto con due strisce di rete suturate lateralmente alla parete rettale su entrambi i lati, e sono state sospese al promontorio. Ci sono diversi studi su questa procedura che utilizzano un approccio laparoscopico. Lechaux et al. eseguirono la rettopessi laparoscopica di Orr-Loygue in 35 pazienti. L'incontinenza è migliorata nel 27% dei pazienti e la stitichezza è migliorata nel 19%, ma è peggiorata nel 27%. Il tasso di recidiva è stato del 3% (1/35) dopo un follow-up medio di 36 mesi. Uno studio su 46 pazienti con procedura laparoscopica Orr-Loygue con mobilizzazione posteriore ha rilevato una significativa riduzione del punteggio di incontinenza dopo 1 anno, ma non ci sono stati cambiamenti nell'uso di lassativi. Il tasso di recidiva è stato del 4% dopo un follow-up mediano di 1,5 anni.

 

Rettopsessi laparoscopica a maglia posteriore (Wells o LPMR)

Dopo la completa mobilizzazione rettale, una rete viene inserita tra l'osso sacro e il retto posteriore, suturata nel retto e fissata al promontorio.

 

Rettopessi laparoscopica a maglia ventrale (D'Hoore o LVMR)

D'Hoore ha descritto questa tecnica nel 2004. La dissezione è esclusivamente anteriore al retto, preservando i legamenti laterali e il setto rettovaginale viene sezionato fino al pavimento pelvico. La dissezione eseguita in questa procedura risparmia i nervi ipogastrici e i nervi parasimpatici dai legamenti laterali ed evita la mobilizzazione del mesoretto. Il retto è attaccato all'osso sacro da una rete, che viene suturata sul lato anteriore del retto il più distalmente possibile. Quindi, la parete posteriore della vagina è fissata alla rete mediante punti di sutura. Questa tecnica ha diversi vantaggi: Il setto rettovaginale è rinforzato, che può correggere il rettocele e prevenire un'intussuscezione rettale anteriore, che può essere uno dei meccanismi del prolasso rettale; viene eseguita una colpopessi; un enterocele può essere corretto; e i nervi autonomi sono preservati. Questa procedura offre anche il potenziale per affrontare una sacrocolpopessi per il prolasso genitale concomitante. 

 

Rettopessi a resezione laparoscopica (Frykman-Goldberg o LRR)

La resezione rectopessia è stata descritta da Frykman nel 1955. Questa procedura combina la resezione sigmoidea con la rettoppesi di sutura. Dopo la mobilizzazione rettale, il retto è elevato il più in alto possibile. Le suture vengono posizionate prima della resezione intestinale e legate dopo l'anastomosi colorettale. Questa procedura è raccomandata per i pazienti con un colon sigmoideo allungato con costipazione significativa. Al contrario, nei pazienti il cui sintomo principale è l'incontinenza fecale, la sigmoidectomia non è necessaria. 

 

Procedure perineale

Ci sono due procedure perineali frequentemente riportate: la procedura Delorme e la rettosigmoidectomia perineale (procedura Altemeier). La procedura Gant-Miwa, che è la procedura di plicazione per la mucosa rettale erniata seguita dal restringimento del canale anale usando una protesi (la procedura Thiersch), era popolare in Giappone. Yamana et al. hanno riportato dati multi-istituzionali che indicavano che il tasso di recidiva era del 23% senza una morbilità significativa. I risultati di questa procedura si trovano raramente nella letteratura inglese.

 

Procedura Delorme

Questa operazione è stata descritta da Delorme nel 1900. La mucosa rettale erniata viene rimossa, lo strato muscolare rettale esposto viene plicato e la mucosa anorettale viene suturata. Può essere adatto in pazienti con un breve segmento di prolasso e in pazienti che hanno una storia di riparazioni di prolasso, precedente chirurgia pelvica o radioterapia pelvica. Nei pazienti associati a incontinenza fecale traumatica, la sfinteroplastica può essere combinata con la procedura Delorme e sono stati riportati risultati soddisfacenti.

 

Rettosigmoidectomia perineale (Altemeier)

Questa procedura fu eseguita per la prima volta da Mikulicz nel 1889 e resa popolare da Altemeier nel 1970. Il retto prolasso viene resecato 2 cm sopra la linea dentata, il mesentere del colon sigmoideo viene tirato e diviso, il retto e, se possibile, il colon sigmoideo distale viene resecato e viene eseguita un'anastomosi comostanziale. 

Nell'era laparoscopica, sembra ragionevole che ai pazienti idonei all'anestesia generale vengano offerte procedure laparoscopiche, e ai pazienti fragili con ampia comorbilità che non sono adatti all'anestesia generale possano essere adatti per le procedure perineali. 

Ciò che è raccomandato è l’approccio individualizzato dello specialista per ogni paziente.  

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 19 Jun 2023 16:00:29 +0000 https://www.proctologia.biz/post/96/trattamento-chirurgico-del-prolasso-rettale-nell’era-laparoscopica info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Gestione chirurgica del prolasso vaginale: concetti chirurgici attuali https://www.proctologia.biz/post/95/gestione-chirurgica-del-prolasso-vaginale-concetti-chirurgici-attuali

Il prolasso degli organi pelvici (POP) è una condizione definita da una perdita di integrità strutturale all'interno della vagina e spesso provoca sintomi che interferiscono notevolmente con la qualità della vita nelle donne. Si prevede che la prevalenza di POP aumenterà nei prossimi anni e il numero di pazienti sottoposti a intervento chirurgico per POP dovrebbe aumentare fino al 13%. 

Due categorie di chirurgia per POP includono la chirurgia obliterativa e ricostruttiva. Lo stato di salute del paziente, gli obiettivi e i risultati desiderati devono essere attentamente considerati quando si seleziona un approccio chirurgico, poiché gli interventi chirurgici obliteranti comportano l'incapacità di avere rapporti sessuali postoperatori.

Gli studi che confrontano le riparazioni anteriori native e aumentate dimostrano migliori risultati anatomici nei pazienti con mesh al costo di più complicanze chirurgiche, mentre diverse procedure per la riparazione posteriore portano a miglioramenti simili nei sintomi e nella qualità della vita. 

Nella gestione del prolasso apicale, la riparazione obliterativa vaginale, ovvero la colpocleisi, comporta un rischio molto basso di recidiva a scapito dell'impossibilità di avere rapporti sessuali postoperatori. 

Le procedure ricostruttive preservano la lunghezza vaginale insieme alla capacità di avere rapporti sessuali, ma mostrano tassi di fallimento più elevati nel tempo. Possono essere suddivisi in approcci vaginali che includono la fissazione del legamento sacrospinoso (SSLF) e la sospensione della volta vaginale uterosacrale (USVS) e l'approccio addominale che include principalmente sacrocolpopessi addominale (ASC). 

Ci sono prove che l'ASC conferisce un netto vantaggio rispetto agli approcci vaginali rispetto alla recidiva dei sintomi, alla funzione sessuale e alla qualità della vita. I pazienti che hanno subito cistectomia radicale per cancro della vescica sono ad aumentato rischio di POP, e possono beneficiare di misure preventive e riparazione profilattica durante l'intervento chirurgico. È importante sottolineare che le percentuali di successo della chirurgia POP variano a seconda che vengano utilizzate definizioni anatomiche o cliniche di successo, con percentuali di successo che migliorano quando vengono incorporate metriche come la presenza di sintomi.

La gestione chirurgica della POP dovrebbe tenere molto conto degli obiettivi postoperatori di ogni paziente, poiché approcci diversi si traducono in diversi risultati sessuali e di qualità della vita. È importante considerare le metriche cliniche nella valutazione del successo per la chirurgia POP rispetto all'utilizzo esclusivo di criteri anatomici. La consulenza preoperatoria è fondamentale per gestire le aspettative e aumentare la soddisfazione del paziente dopo l'intervento.

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 15 Jun 2023 16:00:55 +0000 https://www.proctologia.biz/post/95/gestione-chirurgica-del-prolasso-vaginale-concetti-chirurgici-attuali info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Malattie emorroidarie, il post operatorio https://www.proctologia.biz/post/107/malattie-emorroidarie-il-post-operatorio

Come funziona il decorso post operatorio per le malattie emorroidarie? Scopriamolo insieme!

 

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Tue, 13 Jun 2023 20:13:44 +0000 https://www.proctologia.biz/post/107/malattie-emorroidarie-il-post-operatorio info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Cos’è la Ragade Anale https://www.proctologia.biz/post/106/cos-ã¨-la-ragade-anale

Cos’è la Ragade Anale? Scopriamolo insieme!

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Wed, 24 May 2023 20:09:09 +0000 https://www.proctologia.biz/post/106/cos-ã¨-la-ragade-anale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Sindrome del colon irritabile: le opzioni terapeutiche dalla dieta mirata alle nuove tecniche chirurgiche https://www.proctologia.biz/post/94/sindrome-del-colon-irritabile-le-opzioni-terapeutiche-dalla-dieta-mirata-alle-nuove-tecniche-chirurgiche

Sono molti gli acronimi che cercano di identificare quello che rappresenta attualmente il fenomeno disfunzionale intestinale più frequente da osservare nella società contemporanea.Con una incidenza compresa tra il 9 e 20% della popolazione, con un rischio doppio per le donne  rispetto agli uomini di soffrirne in particolare in una fascia di età compresa tra la seconda e terza decade, la sindrome del colon irritabile ( I.B.S.: Inflammatory Bowel Syndrome ) rappresenta una miscellanea di segni e sintomi, da cui appunto la definizione di sindrome e non di malattia, che manifestano essenzialmente la disfunzione dell’intestino, in questo caso il tratto del colon retto ano.

Sintomi anche profondamente diversi tra loro ma che, insieme, costituiscono facce diverse di una stessa medaglia. Essenzialmente, in tema di inquadramento clinico, la disfunzione intestinale può dare luogo a quadri di vere e proprie malattie del colon retto ano, a causa del suo manifestarsi in maniera cronica e ciclica, intervallata cioè da periodi di benessere che si susseguono a periodi di malessere. Dolori addominali, di varia intensità e localizzazione preferibilmente nei quadranti inferiori addominali associati a stipsi che si alterna a diarrea, ovvero esclusivamente stipsi  o diarrea. Si hanno manifestazioni anche a carico della cute, ad esempio prurito alla cute posta negli spazi interdigitali, afte della bocca o a livello del lobo dell’orecchio, forfora, infine lievi forme di eczema in particolare alle giunzioni degli arti superiori ed inferiori.

Attualmente le cause sono incerte ma si riconosce alla predisposizione genetica sulla cui base stress ed alimentazione non appropriata intesa sia come assunzione di cibi non idonei, sia come igiene alimentare. La classificazione che permette al medico di inquadrare la sindrome del colon irritabile in maniera diretta, semplice e facilmente comprensibile per il paziente è quella definita "Criteri di Roma" attualmente alla IV edizione.

La classificazione permette anche di distinguere almeno quattro quadri clinici da disfunzione intestinale ognuno di questo caratterizzato dalla presenza di dolore addominale- questo sempre presente in tutti i gradi – associato ad alvo misto, diarroico e stitico, alvo esclusivo stitico, alvo esclusivo diarroico ovvero non inquadrabile. Inevitabili, avendo la sindrome del colon irritabile un’evoluzione cronica in cui fasi acute si susseguono a fasi di quiescenza, le ripercussioni cliniche a carico del colon, retto ed ano.

La malattia diverticolare del colon, le MICI ( Malattie Intestinali Croniche dell’Intestino ) aspecifiche – che si differenziano dalle specifiche come la Malattia di Crohn o la Rettocolite Ulcerosa essendo quelle aspecifiche di minor intensità clinica ed avendo delle caratteristiche non sovrapponibili a quelle specifiche – , malattia emorroidaria, fistola in ano, ragade anale, ascesso perianale, prolassi del retto, infezioni delle vie urinarie sono quadri clinici che possono manifestarsi nel tempo quale effetto della I.B.S., a loro volta necessitanti di trattamento medico e/o specifico chirurgico.

In particolare le tecniche chirurgiche, ad esempio utilizzabili nella cura della malattia emorroidaria da IBS o della Ragade funzionale, tengono conto delle nuove e perfezionate tecniche chirurgiche-taylored surgery- più versatili, conservative e mininvasive, estremamente performanti e con Evidence Base Medicine di alto grado; delle conoscenze sulle dinamiche di insorgenza di tali malattie complicanti la IBS e dei relativi nuovipercorsi diagnostico terapeutici dedicati; delle nuove tecnologie chirurgiche come ad esempio l’utilizzo del doppler e di nuovi presidi di sutura, gli ultrasuoni, la radiofrequenza, il laser e le cellule staminali.

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Articolo completo su sanita24.ilsole24ore.com

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Fri, 19 May 2023 18:20:48 +0000 https://www.proctologia.biz/post/94/sindrome-del-colon-irritabile-le-opzioni-terapeutiche-dalla-dieta-mirata-alle-nuove-tecniche-chirurgiche info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Ascesso Perianale https://www.proctologia.biz/post/93/ascesso-perianale

L’ascesso, in termini medici, configura una condizione clinica caratterizzata da una raccolta di pus racchiusa all’interno di una cavità o concamerazione. L’ascesso può localizzarsi in tutte le componenti anatomiche e tra queste la regione perianale. Si manifesta come una tumefazione a calotta posta immediatamente nelle vicinanze dell’ano, ricoperta da cute intensamente arrossata, cosa questa che ne identifica il carattere infiammatorio spiccato, la cui grandezza generalmente raggiunge quella di un mandarino. 

L’ascesso perianale non si manifesta immediatamente come una tumefazione: in effetti il pus rappresenta l’evoluzione finale del quadro clinico. La causa iniziale, da cui consegue il processo infiammatorio che determinerà la raccolta di pus e quindi l’ascesso, trae origine dalle ghiandole poste all’altezza tra il canale anale e la porzione terminale dell’ampolla rettale, dove hanno sede i cuscinetti emorroidari. 

In questo ambito anatomico, appunto tra i cuscinetti emorroidari stessi, si creano degli incavi dove hanno sede le ghiandole anali la cui funzione è quella di produrre muco che servirà a lubrificare il canale anale permettendo questa cosa il passaggio delle feci. Queste ghiandole, assolutamente non visibili ad occhio nudo, hanno, per facilità di esposizione, forma di bottiglia con il collo volto verso il lume del canale anale. 

Succede che, per cause ancora non meglio identificate ma riconducibili alla stipsi, alle proctiti, al colon irritabile, alle sindromi diarroiche, alle malattie infiammatorie croniche come la rettocolite ulcerosa o il morbo di Crohn, il muco prodotto dalla ghiandola diventi estremamente denso tanto da occludere il condottino che veicola il muco dalla ghiandola al lume del canale anale. 

Di conseguenza la ghiandola, che continua a produrre muco, accumula al proprio interno il muco stesso determinandone il rigonfiamento. A questo punto nel tessuto si instaura un processo infiammatorio come meccanismo di difesa, a cui si sovrappone un’infezione. Il materiale prodotto come conseguenza dell’infiammazione e dell’infezione si fa strada attraverso le strutture muscolari e grassose circostanti al canale anale finché non giunge alla cute perianale dove, per la resistenza opposta dalla stessa, si arresta. Quindi, immediatamente sotto la cute, tutto il materiale prodotto dal tessuto infiammatorio si accumula evolvendo poi in pus. 

Il paziente avverte immediatamente un dolore intenso localizzato alla regione perianale dolore che si esacerba alla palpazione e durante la defecazione. Il dolore può assumere carattere continuo, cioè avvertito dal paziente come tambureggiante tanto da impedire l’assunzione di una postura che possa in qualche modo alleviare il disturbo, in ragione direttamente proporzionale all’evoluzione dell’ascesso; la tumefazione viene avvertita nelle fasi finali-intermedie dal paziente ed a volte viene scambiata per una trombosi emorroidaria. 

La febbre ed eventuali quadri diarroici o di stipsi serrata accompagnano la sintomatologia dolorosa. 

Non è infrequente che l’ascesso, per così dire, esploda all’esterno attraverso la cute determinando la fuoriuscita del pus, subito avvertita dal paziente come sollievo della sintomatologia sin lì accusata. 

E’ importante, quando si avverta una tumefazione anale dolente associata a febbre, eseguire una visita proctologica. 

La terapia antibiotica e chirurgica sono necessarie per determinare la guarigione del paziente. 

L’ascesso, se ancora non aperto all’esterno, deve essere inciso dal chirurgo, la procedura non è normalmente dolorosa poiché la zona di cute da trattare è poco sensibile, mentre è prevalente il dolore dovuto alla tensione della cute infiammata, l’antibiotico prescritto dal medico dovrà essere assunto fino a quando la zona interessata dall’infezione non sia guarita e comunque su indicazione del curante. 

Preferibilmente, dato che la maggior parte delle volte l’ascesso perianale viene trattato al pronto soccorso, sarebbe importante che il proctologo fosse presente poiché, in una percentuale significativa dei casi, l’ascesso perianale può nascondere una fistola perianale che, se diagnosticata nei tempi giusti, può essere trattata in maniera corretta e tempestiva.

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 4 May 2023 18:46:11 +0000 https://www.proctologia.biz/post/93/ascesso-perianale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Condilomatosi Perianale https://www.proctologia.biz/post/92/condilomatosi-perianale

La condilomatosi perianale è una patologia relativamente frequente in proctologia; si tratta di una patologia prevalentemente localizzata nella regione perineale sia anteriore nel compartimento genitale, sia posteriore in quello digestivo (anale).

Il contagio avviene in modo diretto, dal contatto con le superfici genitali e/o perianali e l’agente causale è il papilloma virus.

Si presenta in varie forme cliniche di cui la più evidente è rappresentata dai condilomi accuminati. I condilomi acuminati sono neoformazioni verrucose dall'aspetto simile alla cresta di un gallo, che tendono a confluire reciprocamente fino ad assomigliare ad un cavolfiore nelle forme più floride; tali escrescenze - chiamate appunto condilomi acuminati o verruche genitali - si localizzano sulle superfici mucose e cutanee dell'area ano-genitale.

Come detto, il contatto avviene per trasmissione sessuale; l’esposizione con superfici umide – piscina, water, saune – e l’ano umido, sintomo configurante un gocciolamento – soiling – del film mucoso prodotto dalla regione anale avente funzione lubrificante del canale anale, completano le cause che determinano la condilomatosi. 

Oltre che negli immunodepressi, i condilomi possono raggiungere dimensioni considerevoli durante la gravidanza. Il periodo di incubazione è normalmente compreso tra uno e sei mesi, al termine dei quali i condilomi accuminati fanno il loro esordio.

Il condiloma è una formazione benigna ma che, se non trattata, può predisporre all’insorgenza di neoplasie maligne come il cancro del collo dell’utero o dell’ano, quest’ultima classificata come A.I.N. ( anal intraephitelial neoplasia).

I sintomi possono essere talvolta assenti, come nelle forme del collo uterino o con pochi sintomi come il prurito nelle zone perianali. Importante è la prevenzione che, riguardo alle modalità di trasmissione, può essere effettuata con l’utilizzo di mezzi di protezione (condom)

In caso di insorgenza del carcinoma squamoso dell’ano, Il trattamento a seconda dell’estensione e della localizzazione può essere di tipo radioterapico e/o chirurgico.

Vi sono alcune sostanze attive sul papilloma come la podofillotossina; l’imiquimod, farmaco di ultima generazione, consente l’eradicazione completa della condilomatosi dopo trattamento chirurgico. L’imiquimod è un farmaco la cui sperimentazione ha superato i test necessari di applicazione; va segnalato tuttavia le complicanze locali cutanee associate all’applicazione del farmaco

Il trattamento chirurgico relativo all’asportazione dei condilomi perianali, viene effettuato mediante elettrobisturi (diatermocoagulazione) o con il laser (fotocoagulazione) ed ha una minore incidenza di recidive. Talvolta trova indicazione per singolo condiloma, la crioterapia con azoto liquido.

Importante sempre consultare il proprio medico e rivolgersi allo specialista: il proctologo.

Prof. Massimiliano Varriale

 

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Tue, 2 May 2023 17:08:59 +0000 https://www.proctologia.biz/post/92/condilomatosi-perianale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Condilomi anali: cosa fare? https://www.proctologia.biz/post/91/condilomi-anali-cosa-fare

condilomi anali, chiamati anche condilomi acuminati, verruche veneree o creste di gallo, sono delle escrescenze di forma irregolare che interessano la zona intorno all’ano e possono riguardare sia le donne, sia gli uomini. Sono dovute ad infezione di un virus denominato HPV; Human Papilloma Virus che si trasmette principalmente per via sessuale.

Per prevenire l’infezione da HPV è estremamente consigliato l’uso del preservativo che aiuta a prevenire anche altre malattie sessualmente trasmissibili. 

La famiglia dei Papilloma Virus raccoglie una serie di sottofamiglie o ceppi il cui grado di virulenza determina l’estensione della malattia condilomatosa, nonché la capacità intrinseca di trasformarsi in quelle che, a seconda che la localizzazione si manifesti nella regione perianale e/o vulvare piuttosto che nella cervice uterina, vengono definite delle lesione neoplastiche intraepiteliali. 

I condilomi anali si presentano con forma, colore e dimensioni variabili

  • piccole escrescenze di colore rosa-marrone, singole o multiple; 
  • masse più o meno grandi di colore bianco-rosate; 
  • lesioni fungiformi o a forma di cavolfiore. 

Anche la loro localizzazione può essere diversa e riguardare varie parti del corpo, sia maschile, sia femminile. Normalmente si sviluppano nella zona perianale, ma possono anche spingersi fino all’interno del canale anale raggiungendo la mucosa rettale.  Altre aree che possono essere interessate da queste lesioni sono: 

  • il glande, l’uretra, lo scroto nell’uomo; 
  • la vulva e la cervice vaginale nella donna; 
  • la bocca e la laringe in entrambi”.

Solitamente asintomatici, i condilomi anali, con il tempo, posso causare prurito e bruciore, anale o perianale. Quando il paziente apprezza con il tatto minime escrescenze perianali è opportuno che si sottoponga alla visita di un proctologo. La visita proctologica permette una diagnosi assai precisa confermata dall’ausilio dell’anoscopia, la cui utilità si manifesta in particolar modo per le forme di condilomatosi poste all’interno dell’ano dunque non evidenti all’auto palpazione.

La prevenzione con diagnosi precoce, in presenza di fattori di rischio, si effettua con l’esecuzione di:

  • pap test anale
  • anoscopia ad alta risoluzione
  • HPV test

Il protocollo da seguire è quello di asportare chirurgicamente i condilomi in primo luogo: ciò per ottenere una diagnosi istologica e la tipizzazione del ceppo. 

Asportazione chirurgica può essere effettuata tramite laser, elettrobisturi o bisturi chirurgico e dipende  dalla sede e numero di lesioni. Il trattamento chirurgico non è definitivo. 

Paziente ed eventuale partner dovranno seguire un programma di follow-up con anoscopia. 

E’ possibile sottoporre il paziente a terapia medica locale con creme, alcune delle quali con spiccata capacità chemioterapica, il cui scopo è quello di rafforzare l’azione chirurgica da un lato e di impedire la crescita di ulteriori condilomi dall’altro. 

Contro l’HPV, responsabile anche del tumore alla cervice uterina nelle donne, è disponibile anche un vaccino. La vaccinazione è consigliabile anche a chi ha già avuto esposizione al virus del papilloma. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 27 Apr 2023 17:40:06 +0000 https://www.proctologia.biz/post/91/condilomi-anali-cosa-fare info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Dolore Anale https://www.proctologia.biz/post/90/dolore-anale

Il dolore anale può essere logorante, anche se spesso deriva da cause non preoccupanti che si possono curare. Il suo nome scientifico è proctalgia. Il dolore anale può avere diverse caratteristiche e riconoscere varie cause. 

La patologia emorroidaria è una delle cause principali del dolore anale, quando il prolasso emorroidario è di grado elevato, il rigonfiamento dei plessi emorroidari può essere accompagnato ad una situazione di infiammazione acuta (flogosi) che può talvolta complicarsi con una trombosi emorroidaria, cioè la formazione di un coagulo all’interno del gavocciolo emorroidario. Questa situazione aggrava in modo acuto il dolore emorroidario e, se non risponde alla terapia medica, può essere necessario un intervento di emorroidectomia. 

Le ragadi sono un’altra causa importante di dolore anale, sono delle fissurazioni generalmente a localizzazione posteriore del canale anale, si accompagnano anche a bruciore e prurito esacerbati durante l’emissione delle feci. Il dolore anale può innescare dei meccanismi riflessi sui muscoli del pavimento pelvico portando ad una situazione di anismo o viceversa delle condizioni non sempre note possono portare ad una contrattura o mancato rilasciamento dei muscoli del pavimento pelvico che dà luogo ad una sintomatologia dolorosa (anismo). 

Inquadrabili nell’ambito delle disfunzioni muscolari del pavimento pelvico, o dissinergia del pavimento pelvico, sono la proctalgia  fugax e l’ ipertono sfinteriale: patologie queste che comunque si manifestano con il sintomo del dolore anale benchè derivino da cause diverse ovvero sovrapponibili tra loro a testimonianza che, nell’ambito della proctologia , ogni sintomo è espressione di cause concomitanti o diverse in ragione del diverso momento funzionale dei diversi organi che compongono l’ultima porzione digestiva. 

In altri casi si possono formare degli ascessi perianali che sono delle raccolte di pus nella regione perianale e spesso sono una complicanza di malattie croniche intestinali come la malattia di Crohn o la rettocolite ulcerosa

Queste raccolte, una volta diagnosticate devono sempre essere aperte ed evacuate (drenaggio) oltre ad essere trattate con adeguata terapia antibiotica.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 24 Apr 2023 17:11:43 +0000 https://www.proctologia.biz/post/90/dolore-anale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Fistola Perianale https://www.proctologia.biz/post/89/fistola-perianale

La fistola anale ha origine da una delle ghiandole del canale anale con un tragitto nello spazio intersfinterico la raccolta corpuscolata raggiunge la cute e si apre all’esterno tramite un orificio. Presenta fasi secretive (con fuoriuscita di pus) e fasi silenti; spontaneamente non giunge quasi mai a guarigione.

È fondamentale, per intraprendere l’intervento chirurgico opportuno, porre una precisa diagnosi differenziale e stabilire l’esatto rapporto che il tramite fistoloso contrae con l’apparato muscolo-sfinteriale del basso retto/canale anale. Ci si avvale di una delicata ed esperta esplorazione rettale correlata, quando possibile, da anoscopia e di metodiche strumentali (ecografia e RMN).

La fistola perianale è un piccolo condotto, una sorta di tunnel che mette in comunicazione la porzione interna del retto ano e la cute circostante l’ano. 

La fistola trae origine da un processo infiammatorio acuto a carico delle ghiandole poste nello spazio diedro che si crea tra i cuscinetti emorroidari e la regione di confine tra il retto e l’ano. 

Queste ghiandole sono deputate alla produzione di muco idoneo a lubrificare il retto ano. 

Per cause ancora ignote,  accade  che il muco prodotto dalle ghiandole diventa estremamente denso tanto da creare una sorta di tappo che ostruisce il passaggio del muco nel lume retto anale. 

Questa situazione genera l’ascesso anale

Nella sua evoluzione, l’ascesso anale affiora alla superficie cutanea e la successiva fissurazione cutanea permette la fuoriuscita di materiale detto pus che genera miglioramento della sintomatologia del paziente. 

Può accadere in seguito che la chiusura della fissurazione cutanea, attraverso la quale originariamente era avvenuta la fuoriuscita del pus contenuto nell’ascesso, in termini medici definito drenaggio, impieghi molto tempo a guarire ovvero che non si chiuda completamente; in più da questa piccola soluzione di continuo, posta nelle vicinanze dell’ano, possono fuoriuscire, di tanto in tanto, minime quantità di liquido giallo che, associate al prurito anale al dolore ed al bruciore perianale, configurano il quadro clinico specifico della fistola perianale. 

Le fistole nel loro tragitto passano attraverso lo sfintere anale e questo rappresenta la preoccupazione principale della patologia: infatti, tenuto conto che ottenere la guarigione della fistola  è necessaria metterla a piatto, cioè aprirla a guisa di pagina di libro, cosa questa che permette il drenaggio completo del focolaio infiammatorio che la sostiene, come conseguenza è necessario aprire la porzione di muscolo sfintere interessato dalla fistola e questo potrebbe pregiudicarne la regolare funzione. Lo sfintere offeso dall’atto chirurgico potrebbe in definitiva creare il presupposto di una incontinenza di grado differente a seconda della porzione di sfintere interessata. D’altronde senza mettere a piatto la fistola, non si risolve il processo infiammatorio che la sostiene e quindi è alto il rischio che la fistola possa ritornare. Ecco il motivo per cui nel tempo si sono succedute numerose classificazioni tese a definire correttamente la quantità di sfintere coinvolto in ragione del tragitto fistoloso, necessarie poi a sviluppare un trattamento chirurgico idoneo a ridurre il tasso di recidiva e di incontinenza anale. Attualmente le fistole sono divise in sottocutanee, transfinteriche e extrasfinteriche, quest’ultima la più grave; lo studio della fistola viene eseguito attraverso l’ecografia transanale ed in secondo luogo attraverso al risonanza magnetica della pelvi. 

La visita proctologica è fondamentale per il corretto inquadramento della fistola soprattutto per ben comprendere il rapporto spaziale esistente tra la fistola e gli elementi anatomici del retto ano. Il trattamento chirurgico prevede, a secondo della quantità di sfintere coinvolto, la semplice messa a piatto ovvero il posizionamento di un setone lasso che nel tempo mette a piatto la fistola senza danneggiare lo sfintere. Generalmente sono interventi chirurgici che vengono svolti in regime di day hospital, con brevissima degenza e pronta ripresa delle attività sociali. Numerose infine le novità attualmente disponibili in tema di tecnica chirurgica: in particolare il trattamento mininvasivo endoscopico della fistola – V.A.A.T.S -, la legatura intersfinterica della fistola – L.I.F.T. – ed il posizionamento di colle biologiche di ultima generazione.

 

Sintomi

L'ascesso acuto provoca dolore lancinante in regione perianale, che si esacerba alla defecazione, e febbre; spesso il paziente nota una perdita di pus dalla tumefazione perianale, tesa con cute sovrastante calda ed arrossata. In caso di cronicizzazione del processo ascessuale (tumefazione più morbida e circoscritta) tali sintomi si risolvono in qualche giorno per poi ripresentarsi dopo settimane o mesi. La fistola si presenta con una secrezione purulenta (continua o intermittente) da un orificio cutaneo che riduce il dolore; si può associare linfoadenite satellite inguinale. La cute circostante l'orificio esterno si presenta indurita; gli orifici possono essere plurimi da tragitti secondari.

 

Diagnosi

Da non effettuare in fase acuta, per il vivo dolore che provocherebbe, l'esplorazione rettale, eseguita da un dito esperto, spesso permette di individuare e seguire il tragitto fistoloso fino all'orificio interno nelle fistole anteriori (indurimento rettilineo) - mentre nelle posteriori è molto più difficile in quanto curvilinee a ferro di cavallo - e valutarne i rapporti con la fionda muscolare pubo-rettale. La specillazione dall'esterno della fistola in corso di anoscopia, magari sotto sedazione anestesiologica, fa individuare e repertare l'orificio interno, evitando di creare false strade.

Per valutare i rapporti della fistola con la muscolatura del canale anale, da cui scaturisce la terapia chirurgica più appropriata, la moderna diagnostica strumentale si avvale dell'ecografia endorettale(quando clinicamente eseguibile) con l'introduzione dall'orificio esterno di acqua ossigenata; della TAC del bacino e, in caso di reciva, della RMN pelvica.

La fistola anale o perianale è una patologia proctologica assai temuta dai pazienti e dai medici stessi. La conoscenza di questa malattia risale addirittura all’antichità: in effetti sono giunti fino a noi dei trattati medici dove si spiegavano le cause della malattia nonché le tecniche chirurgiche allora utilizzate. 

Ad oggi, numerose sono le tecniche chirurgiche adottabili per la cura della fistola perianale e tuttavia l’esistenza di questa ampia miscellanea di tecniche chirurgiche testimonia lo sforzo scientifico nel ricercare il perché nascono le fistole e, di conseguenza, la miglior cura chirurgica possibile. 

In effetti la cura delle fistole anali, pur con qualche distinguo, è essenzialmente chirurgica; l’osservazione di alcune complicanze post chirurgiche assai temibili, di fatto ha reso necessaria la ricerca di una chirurgia davvero in grado di aumentare il tasso di guarigione dalla fistola anale riducendo al tempo stesso quello delle complicanze. Alla luce di quanto detto, l’attualità in tema di trattamento delle fistole perianali è un continuo divenire, dove ancora non si è arrivati a stabilire in maniera definitiva la tecnica chirurgica ideale in grado di guarire e contemporaneamente di ridurre il rischio della recidiva della malattia ed il rischio relativo  di una ridotta capacità funzionale dello sfintere anale. 

Prof. Massimiliano Varriale

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Thu, 13 Apr 2023 17:23:55 +0000 https://www.proctologia.biz/post/89/fistola-perianale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Sindrome dell’intestino irritabile https://www.proctologia.biz/post/88/sindrome-dell’intestino-irritabile

La sindrome dell'intestino irritabile, che una volta veniva definita "colite spastica" o "colon irritabile", si presenta tipicamente con un fastidio o dolore addominale, che migliora dopo l'evacuazione.

Vi può essere stipsi, diarrea oppure entrambe, ossia, con alternanza fra stipsi e diarrea. Spesso i pazienti sperimentano una riduzione della qualità della vita, e circa il 60% di essi lamenta anche debolezza ed affaticamento.

L'andamento è cronico con carattere fluttuante e nel corso degli anni le riacutizzazioni dei sintomi coincidono con eventi stressanti, sia di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche), che di tipo psichico (es. stress, separazioni, lutti). Le donne ne sono interessate in misura doppia rispetto agli uomini.

Chi soffre di Sindrome dell'Intestino Irritabile spesso presenta sintomi anche di emicrania, ansia, depressione, fibromialgia, fatica cronica, cistite e problemi nella sfera sessuale.

La sindrome del colon irritabile è il disturbo senza cause organiche più comune e frequente. Infatti non è ben chiara la causa scatenante ma le persone affette dal problema sovente sono ansiose, manifestano tensione o aggressività e depressione. 

Il paziente accusa dolore e gonfiore addominale, diarrea o stipsi. Il dolore è sicuramente una condizione sempre presente in tutti i soggetti e può insorgere in qualsiasi parte dell’addome, ma più comunemente si manifesta al fianco sinistro, peggiora con l’assunzione di cibo ed è raro nelle ore notturne. Possono manifestarsi problemi di stipsi con distensione addominale ed espulsione di feci dure e secche, oppure di episodi a volte violenti di diarrea.  

Poiché si tratta di una malattia dell’apparato digerente, molti ritengono che sia collegata a cause alimentari. In realtà non è affatto così, ma una cattiva alimentazione o determinati alimenti possono aggravarla, infatti chi soffre di intestino irritabile spesso ha cattive abitudini alimentari: pasti squilibrati consumati rapidamente, troppo carichi di grassi e cibi raffinati.  

Gli alimenti che peggiorano il disturbo non sono gli stessi per tutti i soggetti, il che comporta un attento esame individuale della dieta. È utile che il paziente tenga un diario alimentare per avere un tracciabilità dei cibi scatenanti il malessere, dopodiché si può adottare una strategia simile a quella indicata per le intolleranze alimentari, escludendo e/o inserendo l’alimento incriminato e verificando la reazione personale. 

Il linea generale, è meglio evitare pasti abbondanti e concentrati, ma cercare di frazionare l’alimentazione in 4-5 pasti giornalieri consumati lentamente: infatti una masticazione lenta e costante determina un’ottimale triturazione del cibo aumentandone la digeribilità. Inoltre, le preparazioni devono essere molto semplici, evitando pasti elaborati e/o molto conditi, con un adeguato consumo di fibre (frutta e verdura) e assumendo un buon apporto di acqua. La cottura dei cibi può avvenire nei modi classici: bolliti, sulla piastra, a vapore. 

Alimenti a rischio: latte; dolcificanti: sorbitolo, fruttosio; marmellata; frutta: pesche, prugne, pere, succo di agrumi; verdura: cavoli, carciofi, spinaci, cipolle, rucola, cetrioli, pomodori; spezie; cioccolato; caffè; the; menta; bevande contenenti caffeina; alcool; bevande gassate. 

Il consumo dei prodotti integrali va messo in relazione al tipo di alvo: se cioè la manifestazione clinica dell’alvo è tendenzialmente stitica allora migliorano la situazione; diversamente se tendenzialmente diarroico  la peggiorano. Latticini sono ammessi, ma in quantità limitata. Bene allo yogurt, ma solo per chi non è intollerante ai latticini. Da evitare le verdure notoriamente causa di gas intestinali come cipolla, cavoli, verze, cavolfiore, radici, legumi (fagioli, ceci, lenticchie, ecc.).

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 3 Apr 2023 17:21:57 +0000 https://www.proctologia.biz/post/88/sindrome-dell’intestino-irritabile info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Cause del sanguinamento anale https://www.proctologia.biz/post/105/cause-del-sanguinamento-anale

Patologie del retto-ano / fattori determinanti

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Wed, 29 Mar 2023 19:34:58 +0000 https://www.proctologia.biz/post/105/cause-del-sanguinamento-anale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Prolasso Rettale https://www.proctologia.biz/post/87/prolasso-rettale

Per comprendere la formazione di un prolasso è utile sapere che il retto è costituito da dei foglietti o strati che lo avvolgono e scorrono l’uno sull’altro. Lo scorrimento patologico di questi foglietti è alla base della formazione del prolasso, che può essere mucoso rettale o rettale completo.

Prolasso mucoso rettale: scivolamento durante l’evacuazione della mucosa (primo strato) nel retto per scorrimento sulla sottomucosa (secondo strato).

Prolasso rettale completo: gli strati della parete rettale possono scivolare uno sull’altro (come un canocchiale), spingendosi verso l’orifizio anale.

 

Cause 

  • Stipsi o stitichezza (sforzi evacuatori lunghi e intensi)
  • Conseguenza tardiva del parto (per debolezza delle strutture di sostegno)
  • Processo di invecchiamento per debolezza dei legamenti di sostegno
  • Malfunzionamento della muscolatura del pavimento pelvico
  • Malattie neurologiche (lesioni del midollo spinale, neuropatie, miopatie)
  • Predisposizione genetica (raro)

 

I sintomi del prolasso sono:

  • Comparsa di tessuto che sporge dal retto
  • Difficoltà alla emissione delle feci
  • Sensazione di incompleta evacuazione
  • Emissione in più volte di scarsa quantità di feci
  • Prolungato ponzamento (spinta evacuatoria), fino alla necessità di eseguire manovre di svuotamento manuale per consentire l’evacuazione
  • Senso di peso anale e perineale che tende ad accentuarsi con la stazione eretta e dopo l’evacuazione
  • Tenesmo (sensazione di dover evacuare anche con ampolla rettale vuota)
  • Prurito
  • Dolore addominale e sacrale
  • Sanguinamento durante l’evacuazione, perdita di muco, ano umido
  • Difficoltà a trattenere i gas e le feci, sottoforma di vera e propria incontinenza (28-88% dei casi)
  • Stipsi nel 15-65% dei pazienti
  • Lesione nervosa secondaria da stiramento cronico (neuropatia del pudendo) con associazione di un perineo discendente
  • Associazione di altri disturbi dell’apparato genito-urinario: prolassi genitali, vescicali (cistocele) con o senza associata incontinenza urinaria.

Il prolasso rettale si diagnostica sia raccogliendo informazioni sulla storia clinica del paziente sia con esami specifici, quali: esame anorettale completo, defecografia, defeco-RM, manometria anorettale.

 

Trattamento 

Il trattamento del prolasso può essere, a seconda dei casi, conservativo o chirurgico. La scelta di trattamento dipende dalla tipologia di prolasso e dal suo grado di gravità.

Il trattamento conservativo prevede delle misure da adottare quando il prolasso è agli inizi, volte a migliorare sintomi e cause del diturbo:

  • Dieta ricca di fibre
  • Bere molta acqua
  • Assumere lassativi

Il trattamento chirurgico prevede l’utilizzo due differenti approcci: addominale o perineale.

Per ciascun approccio, esiste un numero elevato di metodiche d’intervento diverse. La scelta della metodica più appropriata è fatta dal chirurgo, in base alla caratteristiche del paziente (età, sesso, sintomi ecc.) e al tipo di prolasso rettale.

La cura chirurgica indicata, in alcuni casi, e la così detta prolassectomia secondo Longo, dal nome dell’italiano che per primo ha ideato e messo a punto tale intervento. Si tratta di un lifting della parete del retto distale teso a rimuovere il prolasso che determina da un lato la malattia emorroidaria e dall’altro la ostruita defecazione in particolar modo nelle donne. Tale lifting permette una disostruzione del lume rettale, riporta le emorroidi al loro posto originario in maniera tale da permettere una guarigione dei sintomi quali sanguinamento, prurito anale e via discorrendo, contribuisce ad un radicale miglioramento della qualità di vita.

Prof. Massimiliano Varriale

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Wed, 29 Mar 2023 17:21:05 +0000 https://www.proctologia.biz/post/87/prolasso-rettale info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)
Rettocolite ulcerosa https://www.proctologia.biz/post/86/rettocolite-ulcerosa

La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica che colpisce prevalentemente l’ultima porzione dell’intestino, ha molti aspetti in comune con il morbo di Crohn che colpisce prevalentemente il tratto terminale dell’ileo; ileite terminale. 

I sintomi iniziali della rettocolite ulcerosa sono dolori addominali di tipo colico che danno una fastidiosa sensazione di dover andare al bagno, all’atto della defecazione si ha diarrea con emissione di feci miste a muco e sangue. 

Non si conoscono esattamente le cause della rettocolite ulcerosa anche se sono stati evidenziati alcuni fattori genetici coinvolti nella manifestazione di questa malattia. Probabile anche l’importanza di alcuni fattori immunologi, alcune malattie infatti possono presentare una alterazione della risposta infiammatoria immunitaria che può causare lesioni alla propria mucosa intestinale – autoaggresione -

In situazioni in cui la malattia non risponde al normale trattamento il medico può prescrivere farmaci immunosoppressori come l’azatioprina. In questo contesto si possono inserire le ipotesi di fattori infettivi come cause che innescano il processo autoimmunitario. 

Come detto sopra questa è una malattia ad andamento cronico e deve essere seguita nel tempo dal proctologo. 

La colonscopia è un esame importante per la diagnosi di questa patologia, dovranno essere effettuati successivamente dei controlli la cui frequenza va stabilita dal medico specialista a seconda dello stadio della malattia. 

Durante la colonscopia  vengono eseguiti dei prelievi della mucosa colica – biopsie – per valutare lo stato di attività della malattia e la presenza di eventuale lesioni a rischio. L’esecuzione di queste biopsie non provoca dolore.  

La  terapia prevede l’assunzione cronica di farmaci generalmente a base di acido 5-aminosalicilico (mesalazina) e nelle fasi acute su indicazione del proctologo può essere necessaria l’assunzione di farmaci a base di cortisonici. 

Il trattamento non deve mai essere sospeso bruscamente e senza l’indicazione del proctologo. Sono disponibili da poco tempo dei farmaci a lento rilascio che consentono l’assunzione di una singola dose giornaliera rendendo così più pratica la somministrazione della terapia. Nel caso si dimenticasse di assumere una dose del farmaco evitare assolutamente di prenderne una dose doppia alla successiva somministrazione, non si avrebbero vantaggi ed aumenterebbe solamente il rischio di tossicità del farmaco. 

La malattia,pur essendo cronica, con la terapia adeguata può avere delle fasi di remissione anche molto lunghe di pieno benessere. 

Una malattia non controllata può presentare diversi rischi di evoluzione in complicazioni come:

  • sanguinamento
  • occlusione intestinale – da megacolon tossico o da perforazione intestinale 
  • comparsa di lesioni neoplastiche su zone di mucosa reattiva. 

Mediante un adeguato controllo si riesce in buona parte dei casi a curare la malattia e a prevenirne le complicanze più gravi.

Prof. Massimiliano Varriale

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Mon, 27 Mar 2023 19:32:01 +0000 https://www.proctologia.biz/post/86/rettocolite-ulcerosa info@proctologia.biz (Prof. Massimiliano Varriale)